Cultura

Pierluca Mariti, Piuttosto Che e l'autoritratto della generazione Millenial

Il comico e autore ieri ha presentato al San Barnaba il suo romanzo «Niente di che» nell'ambito di Librixia
  • Pierluca Mariti di Piuttosto Che all'Auditorium San Barnaba per Librixia
    Pierluca Mariti di Piuttosto Che all'Auditorium San Barnaba per Librixia
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    Pierluca Mariti di Piuttosto Che all'Auditorium San Barnaba per Librixia
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    Pierluca Mariti di Piuttosto Che all'Auditorium San Barnaba per Librixia
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Ma i millennial hanno bisogno di un romanzo di formazione? Sì, perché - di fatto - sono appena usciti dalla loro adolescenza.

A scriverlo ci ha pensato Pierluca Mariti, che molti conoscono solo come Piuttosto Che e che ieri era al San Barnaba per Librixia, la Fiera del libro di Brescia. «Un nickname che è un po’ un fardello» ha sorriso: «Le persone pensano che io sia un grammar-nazi, quando leggono il mio nome social. Certo che va usato correttamente! Ma io l’avevo scelto semplicemente per non farmi trovare su Instagram da parenti e colleghi. Poi c’è stata la peste, ho iniziato a fare i video, sono diventati virali e sono rimasto Piuttosto Che».

Ma come ha fatto Piuttosto Che il comico a diventare Pierluca Mariti lo scrittore? La prima volta che gli chiesero di scrivere un libro in quanto influencer rifiutò. «Ma avevo qualcosa da raccontare», ha ammesso. Ha iniziato a farlo quando ha trovato la giusta combinazione: una casa editrice, un po’ di spazio nella sua vita e una forma adatta. Il romanzo. «Niente di che» (Rizzoli) parla di trentenni. Di passaggio all’età adulta. Perché la sua generazione ha avuto un’adolescenza molto lunga e si è trovata di fronte a obiettivi - quelli della generazione precedente - che non fanno più per i millennial. «Abbiamo più tempo per pensare dove si va», ha detto. L’hanno definito in effetti «un autoritratto della sua generazione» (come ha sottolineato Marina Brognoli che con lui ha dialogato), e lui un po’ è d’accordo.

La trama lo conferma: cinque amici, cinque strade diverse, ma tutti in movimento dentro a uno stesso schema. I suoi personaggi preferiti? La radical chic con la borsa di tela e il lavoro nel mondo dell’editoria, Alice. Ma anche Simona, che inizialmente era «un segnaposto: non davo due lire a ’sta povera sfigata. Ma alla fine ha maturità e peso che gli altri si sognano». Non c’è quindi «un» protagonista: la storia (ironica e profonda) è davvero corale.

E le righe battute in caratteri diversi? «Una parte ha un’impaginazione in forma di sceneggiatura» ha svelato Mariti. «Dopo l’incontro centrale avrei voluto lo scambio vero e proprio. Ognuno doveva portare la propria tensione e scaricarla sul tavolo comune, che è uno spazio di amicizia. Ma è difficile scrivere un dialogo che non sia noioso. È tutto un "dice", "risponde"». Meglio il botta e risposta senza filtri. «Che poi - ammicca - è una strizzata d’occhio a Netflix e Prime. Io il libro gliel’ho mandato». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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