Piergiorgio Cinelli: «Canto il Gès e cerco fondi sul web»
Sulla lavagna del «maestro» Piergiorgio Cinelli il «Gès» fa il rumore dello swing, degli standard jazz, di una big band. Ma dare... fiato a trombe, sax e tromboni non è impresa facile, servirebbe il sostegno (non solo virtuale) dei fan. Ecco quindi l’idea del crowdfunding, della raccolta attraverso il web dei denari necessari per il nuovo cd del cantautore. Dieci anni dopo l’esordio discografico con «Fradèi che Nas», il «Cinilì» si rimette in gioco, stavolta in versione crooner, con un disco - intitolato, appunto, «Gès» - inciso con la big band Jazz Now, forte di quattordici elementi e guidata dal maestro Tullio Pernis.
Piergiorgio, da dove nasce l’idea del crowdfunding? Questo progetto è in cantiere da tempo: le prime registrazioni risalgono al 2014, ma realizzare un disco con così tanti musicisti è impegnativo e, soprattutto, costoso. Ho riflettuto a lungo su come concretizzarlo e, alla fine, ho pensato a raccogliere i fondi in Rete. Chi vorrà potrà anticipare il costo del cd, ovvero 10 euro e, una volta terminato il lavoro, lo potrà ricevere direttamente a casa o, altrimenti, ritirarlo in occasione di un mio concerto. Io stesso ho finanziato in questo modo alcuni progetti.
Come procede questa campagna di autofinanziamento? Nei primi quattro giorni ho raccolto una media di 4/5 adesioni quotidiane. Ovviamente il mio timore iniziale era quello di non avere riscontri, ma per ora le cose funzionano. Comunque tengo a dire una cosa: il disco uscirà comunque, anche se non dovessi raggiungere la cifra necessaria.
A che punto è la lavorazione dell’album? Non dovrebbe mancare molto, spero di pubblicarlo al massimo entro tre mesi. Sto ancora rifinendo alcuni testi, anche perché non si tratta di parodie ma di traduzioni che cercano di mantenersi fedeli all’originale. Solo quando avrò completato questa fase potrò terminare le parti cantate e procedere al missaggio ed all’editing.
Cosa troveranno i tuoi fan in «Gès»? Ci saranno undici brani più una chicca solo vocale: si tratta di «A Nightingale Sang in Berkeley Square» che ho trasformato in «’Na Sarlóda Cantáa en Piassa Dòm». Non sono ancora convinto dell’utilizzo del termine sarlóda, ma per ora non mi è venuta in mente un’alternativa.
Puoi anticipare il titolo di qualche altro brano? Ci saranno ad esempio «Route 66», che ho trasformato in «A 35», dedicandolo alla Brebemi e «La Mer», che è diventata «El mar». L’aspetto interessante è che, pur trattandosi di cover, ci sono gli arrangiamenti di Tullio Pernis che vestono a nuovo canzoni comunque assai conosciute. Riuscirai a portare la big band in concerto? Il problema è sempre il solito: i costi. Potrei abbinare la presentazione del cd ad alcune serate teatrali che ho già in programma, ma anche qui dovrò valutare bene le varie possibilità.
Dieci anni dal primo disco: sei soddisfatto di questo tuo percorso? Già l’aver potuto pubblicare un disco all’anno mi sembra un’ottima cosa. Poi, se guardo ai progetti realizzati, mi sento ancora più soddisfatto. Ho inciso cd con Dellino, Daniele Gozzetti, con gli archi. Davvero niente male.
E le tue canzoni del cuore? Sono due: la prima, «Amore impossibile», non l’ho nemmeno mai cantata dal vivo. L’altra è «Via de corsa», brano cui sono davvero affezionato e che amo suonare.
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