Cultura

Peter Doherty, entusiasmo alle stelle per il live

Il cantautore inglese, chitarra e voce, al Latte Più suona i brani di Libertines, Babyshambles e del disco solista.
Ascolta Albion di Pete Doherty
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Chissà quale delle tre vite di Pete Doherty suonerà meglio stasera, nel concerto acustico che l'indie-rocker tiene al Latte Più. «Nessuna, tanto alla fine nemmeno si presenta» potrebbero rispondere i diffidenti, facendo riferimento al vizietto del no-show, uno dei tanti del controverso trentaduenne (a marzo sono trentatrè).

Qui finiscono le «cattiverie» sul bohemien d'Albione e iniziano le informazioni utili. Poi, spazio a qualche accordo di romanticismo su una delle figure più intriganti del rock, fino a qualche anno fa autentico baricentro dell'attenzione di un'intera nazione che lui ha cantato con spontaneo amore, che ha affascinato e scandalizzato e ai cui occhi s'è reso insieme eroe e «villano».

Il Latte Più sorge in via Di Vittorio, a Brescia. C'è ancora una ridotta disponibilità extra di biglietti (22 ). La musica inizia alle 22. Opening act a cura di Rigonondorme, Gli Allenatori e Soko, chansonnier e attrice francese al secolo Stéphanie Sokolinski (che potrebbe unirsi a Pete per qualche canzone). I cancelli aprono alle 21.

Si parlava di tre vite. Peter nasce come chitarrista e cantante dei Libertines, formazione non meno importante degli Strokes nel processo di formazione dell'immaginario indie degli anni Zero. I Libertini sono un fiore nato dall'innesto di petali punk su uno stelo di melodie tra Smiths e Beatles. Incidono due dischi, li produce Mick Jones dei Clash, che tiene i suoni sporchi, chitarre in sovrapposizione, ritmiche caotiche. Co-frontman è Carl Barat. Lui e Pete sono il gatto e la volpe, ma anche rivali. Droga, paranoia e un rapporto teso come un tie-break portano allo scioglimento dei Libertines.

Leggenda vuole che Doherty suggelli la fine svaligiando l'appartamento di Barat. La band lascia gemme come «Time For Heroes», «Up The Bracket», «Can't Stand Me Now». Lo scorso anno il gruppo s'è riunito per qualche live: da poco è uscito un docu-film sulle loro gesta: «There Are No Innocent Bystanders».

Seconda vita, i Babyshambles. Sono una nave pirata, dove salgono e scendono musicisti e le formazioni sono mobili come le nuvole su Londra in un giorno d'estate. Jones produce l'esordio «Down In Albion». Album stupendo, impressionista: una tavolozza di chitarre noise, un canto d'amore e rabbia dedicato all'Inghilterra, un'affresco dell'autodistruzione di Doherty. «Fuck Forever» e «Albion» i capolavori. Le bravate di Peter sono il pane dei tabloid. Quando si mette con la top-model Kate Moss è delirio.

Dopo il rarefatto e spettrale «Blinding Ep», ecco il secondo disco, «Shotter's Nation». Lo produce Stephen Street (genio già al lavoro con Smiths e Blur), e cambia tutto. L'album suona «bene», e questo è il problema. La sensazione è che si voglia impacchettare Peter e renderlo vendibile oltre i confini di indie-landia. Resta l'ottimo singolo «Delivery».
Terza vita, Peter solista. C'è ancora Street alla guida di «Grace/Wastelands», album poetico e malinconico. Peter, lontano dai riflettori e impegnato anche in progetti cinematografici, sta lavorando al suo successore. Stasera, chitarra e voce e forse con qualche anteprima di nuovi brani, racconta tutta la sua storia.

 d.a.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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