Perchè Brunori (ieri a Brescia) si chiama Brunori Sas
«Lamezia Milano» ha fatto scalo a Brescia, a dispetto del sistema aeroportuale italiano: simboleggiato dal titolo dell’ultimo singolo, il viaggio live di Brunori Sas è approdato ieri sera nella nostra città alla Festa di Radio Onda d’Urto.
L’artista è stato accompagnato dalla band storica che vede Simona Marrazzo ai cori, al synth e alle percussioni, Dario Della Rossa al pianoforte e al synth, Stefano Amato al basso, al violoncello e ai mandolini, Mirko Onofrio ai fiati, alle percussioni, ai cori e al synth, Massimo Palermo alla batteria e alle percussioni e Lucia Sagretti al violino.
Il concerto è stata l’occasione per riascoltare i pezzi forti dei primi tre album del trentanovenne - ma ancora per poco, il 28 settembre è alle porte - cantautore cosentino insieme a quelli altrettanto forti di «A casa tutto bene», il quarto lavoro di Brunori Sas uscito lo scorso 20 gennaio per Picicca dischi.
Brunori, che di nome fa Dario e non è una società in accomandita semplice (l’acronimo Sas vuole solo rendere omaggio all’impresa edile dei genitori), ha iniziato nel 2006 con i Blume e l’album dal titolo sottilmente esplicativo «In tedesco vuol dire fiore».
Il debutto in solitudine è del 2009 con «Vol. 1», al quale sono seguiti nel 2011 «Vol. 2 - Poveri Cristi», nel 2014 «Vol. 3 - Il cammino di Santiago in taxi» e nel 2017 «A casa tutto bene». Del 2012 è invece «È nata una star?», colonna sonora dell’omonimo film diretto da Lucio Pellegrini.
Brunori, come ci si sente a volare verso i quarant’anni? Bene, mi sento bene. Avere cominciato tardi mi ha regalato una visione un po’ distaccata, considerando che prima avevo un’altra vita. E mi sto avvicinando felice alla scadenza: del resto mi sono sempre sentito un quarantenne, anche quando di anni ne avevo quindici. In «Lamezia Milano» la tratta aerea è utilizzata metaforicamente «per tracciare lo spaesamento di chi è cresciuto in un piccolo paese di provincia, che conserva ancora oggi aspetti tradizionalisti, e al contempo vive l’esperienza e il fascino della metropoli, nella quale già si scorge nettamente il mondo che sarà».
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