Per Umberto Tozzi a Breno un tifo da stadio per una serata di «Gloria forever»
La stella di Umberto Tozzi non tramonta: erano ben 2.000 le persone accomodate sul terreno dello stadio Tassara di Breno, ieri sera, per il live «Gloria forever», che celebra esplicitamente la canzone internazionalmente più nota del cantautore torinese.
Giubbino di pelle nera, jeans a tono e sneakers bianconere, Umberto appare sul palco con le note ipnotiche di «Notte rosa», a cui seguono quelle giocose di «Equivocando». Quindi si rivolge alla platea, elogia il clima fresco e spiega che «per il prossimo brano, che credo tutti voi conosciate, potete creare un’atmosfera magica che non costa nulla, solo accendendo le torce dei vostri telefonini». Il pubblico accetta di buon grado: una marea di smartphone illumina «Ti amo», la canzone del cuore di Tozzi, tuttora irresistibile per l’inconfondibile giro di chitarra, la melodia struggente e il testo bizzarramente surreale.
La band è di quelle corpose e affiatate, capace di spingere sull’acceleratore quando l’abito è rock, di traccheggiare quando la confezione indulge al pop. La voce di Umberto risente invece dei graffi del tempo e degli acciacchi, ma dove non arriva lui ci pensa il coro dei suoi, e pure quello (intonatissimo) improvvisato dalla platea, che dimostra di conoscere ogni singolo verso scritto dal proprio beniamino.
Un medley sintetizza in pochi minuti «Roma Nord», «Qualcosa qualcuno» e «Gli altri siamo noi», mentre è eseguita per intero «Io camminerò», che Tozzi e Bigazzi scrissero in origine per Fausto Leali. Poi il cantautore - seduto al centro del palco con la chitarra in mano - si regala un momento acustico e intimo, lo sguardo rivolto al passato. Lo introduce così: «Io e i miei colleghi siamo dei privilegiati: possiamo fare ciò che ci piace, contando sulla vostra presenza, che ci dà una carica straordinaria, anche se non tutti ve lo dicono. Io ho pure un’altra fortuna: sono nato in un’epoca stupenda (è del 1952, ndr), in cui c’erano grande musica e grandi musicisti da cui imparare». Riempie dunque lo spazio in questione con una cover («The Sound of Silence» di Simon & Garfunkel) e i primi singoli della sua carriera («Donna amante mia», «Perdendo Anna»).
Di nuovo con la band, non inganni l’apparente semplicità delle due avventure collettive rievocate, «Si può dare di più» (con cui Tozzi vinse Sanremo nel 1987 insieme a Morandi e Ruggeri) e «Gente di mare» (in coppia con Raf): sono brani orecchiabili, ma hanno resistito all’usura del tempo e rivelano insospettabile freschezza. Come pure «Dimmi di no», «Immensamente» e «Io muoio di te», meritevoli di un posto in un’antologia tozziana.
Finale in «Gloria»
Il finale è un crescendo che sublima il live: dapprima si palesano le promesse romantiche di «Tu»; poi i travolgenti sospiri rock di «Stella stai»; quindi la conclusione scatenata in... «Gloria», sigillo e suggello della serata, che manda orbita lo stadio.
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