Per Shakespeare in scena anche il cane Charlie
«Un giovane Shakespeare, probabilmente arrivato da poco a Londra da Stratford, mette insieme come in un collage fonti e generi letterari diversi, per dare vita ad un modello drammaturgico rivoluzionario, che cambierà la storia del teatro, e di cui diverrà maestro: la commedia romantica».
Attratto da quello scritto d’esordio del grande drammaturgo, il giovane regista Giorgio Sangati porta al Teatro Sociale, in apertura della stagione di prosa del Ctb - Centro Teatrale Bresciano, «I due gentiluomini di Verona».
Il testo ha l’andamento fresco e leggero di una commedia: al centro vi è un intreccio di innamoramenti e tradimenti, che porteranno all’atteso lieto finale, non senza aver scavato a fondo nell’animo umano. Vi si ritrovano gli elementi tipici della commedia, anche successiva a Shakespeare, fra travestimenti e agnizioni (una delle protagoniste si vestirà da paggio per andare in cerca del suo innamorato). Importante anche il contrasto fra i servitori e i padroni. Nell’allestimento targato Ctb (come da copione shakespeariano), ci sarà in scena anche il cane Charlie (lo stesso che compare sui manifesti della Stagione di prosa).
Il testo, spiega il regista Sangati, «ha avuto pochissimi allestimenti in Italia ed è oggetto di riscoperta da un decennio in Inghilterra. Ho percepito all’interno di questa commedia, probabilmente a lungo messa da parte perché non corrispondeva all’idea tradizionale dell’opera di Shakespeare, qualcosa che meritava di essere indagato: la presenza di nuclei drammatici, che verranno poi sviluppati, la vita portata in teatro senza cliché, che ne fa la prima commedia romantica dell’età moderna».
Un giovane cast di talento ha condiviso la rilettura di questo romanzo di formazione dei «due ragazzotti, emotivamente ancora inesperti,che scoprono cos’è il mondo, con un po’ di ritardo». Fausto Cabra e Ivan Alovisio sono in scena Proteo e Valentino, i due amici innamorati entrambi di Silvia e messi alla prova sul piano della lealtà: verso se stessi e nei confronti degli altri.
«Questa commedia-laboratorio contiene una quantità di cambi emotivi che possono sembrare strani - osserva il regista -: diventa in realtà lo specchio di quel che accade a qualunque uomo e a qualunque donna. Ricorda potentemente che la vita è fatta di cambi, non sempre riconducibili alla logica. Non fa sconti sui lati oscuri. Mescolando l’alto e il basso sembra oggi tornare a parlare in modo diretto. C’è un lato irriverente, che non impedisce allo sviluppo di andare in profondità e la mescolanza dei generi suona familiare: a sorpresa, questo spettacolo più lontano nel tempo ci appare come qualcosa già più in avanti. Ci troviamo oggi più vicini a una certa concezione delle emozioni e dei rapporti».
L’ambientazione italiana è più fantastica che reale: «Nel testo si salta da un luogo all’altro, come se lo spazio si trasformasse: anche lo spazio mentale si trasforma, nell’apertura a una prospettiva di maggior consapevolezza».
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