Per Lina Wertmüller la Franciacorta aveva aria di casa
Per molti anni, Lina Wertmüller ha respirato aria di casa nel Bresciano: benché Roma fosse il luogo di elezione per il lavoro e le amicizie, tuttavia la Palazzina di Paderno Franciacorta, dimora di famiglia del marito Enrico Job (artista, scenografo, scrittore), significava riposo e affetti.
A Brescia Lina Wertmüller, scomparsa ieri a Roma all'età di 93 anni, aveva care amicizie, gli scelti amici dell’amatissimo marito erano anche i suoi. Tra le sue apparizioni nella nostra città, per occasioni pubbliche, ricordiamo un incontro ai «Lunedì del Sancarlino» (coordinati dal compianto Antonio Sabatucci) nel marzo del 1998 (tra il pubblico c’era anche Tullio Kezich): lì la regista ebbe modo di ricordare l’apporto «fondamentale» del marito alla sua arte, per la ricerca dei luoghi adatti per girare i film, per la capacità di creare atmosfere. «Credo di avergli stroncato la carriera - disse la regista, un po’ scherzando, un po’ no -, portandolo via da tante cose che avrebbe potuto fare». Sempre in quell’incontro bresciano nella sala di corso Matteotti, la Wertmüller aveva dichiarato: «Per me la bellezza è la nostra unica speranza, l’unica speranza del nostro Paese. Se gli Italiani lo capissero... La nostra unica speranza di entrare in Europa a testa alta sta nella bellezza. Bisogna insegnarlo ai giovani».
Sempre su invito di Ninni Sabatucci, la cineasta incontrò il pubblico bresciano all’Auditorium San Barnaba nel dicembre del 2000, per ribadire che il cinema - in un futuro possibile - «potrà essere un mezzo di comunicazione e di divertimento stupendo, ma anche veicolo di cultura, conoscenza, bellezza e valori». Troviamo la Wertmüller accanto al marito nei momenti importanti della carriera artistica di lui, come l’inaugurazione del rinnovato Teatro Sociale - da lui reinventato nella forma che vediamo oggi -, o per la presentazione dei suoi romanzi, in cui sovente lo scenario riconoscibile è quello della Franciacorta (con la bellissima casa che apparteneva alla famiglia sin dalla fine del Settecento) e anche della nostra città: «La palazzina di villeggiatura», «Il pittore felice, «Il cavallo a dondolo».
La repentina scomparsa di Enrico Job a soli 74 anni, nel marzo del 2008, fu un duro colpo per la regista, che fino all’ultimo lo ricordava con amore e gratitudine. Nell’autobiografia, la regista non esita a definire l’incontro con Job - che era soprannominato «lo studente di Praga» - «l’incontro più importante della mia vita».
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