Cultura

Pat Metheny e Ron Carter, prima italiana al Vittoriale

Sarà il Vittoriale ad ospitare, l’11 luglio, la prima data italiana del tour di Pat Metheny e Ron Carter
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Sarà il Vittoriale ad ospitare, l’11 luglio, la prima data italiana del tour col quale Pat Metheny e Ron Carter tradurranno in un giro del mondo il progetto comune scaturito dopo aver diviso il palcoscenico - una sola volta, nel settembre scorso - al Detroit Jazz Festival, esibendosi in forma acustica.

È la prima anticipazione di «Tener-a-mente 2016», la sesta edizione del festival nell’anfiteatro di Gardone Riviera. La prevendita per il concerto del duo statunitense sarà avviata entro venerdì prossimo: i biglietti (30 euro più diritti) potranno essere acquistati su www.anfiteatrodelvittoriale.it e nei consueti punti «fisici» (elenco sul sito). Quella al Vittoriale sarà l’unica data nel Nord Italia per Metheny e Carter, che il 13 luglio saranno ospiti della prestigiosa rassegna «Umbria Jazz».

Il repertorio sarà in parte originale e in parte basato sugli arrangiamenti di brani della tradizione delle note blu, di cui i due sono maestri. Per Metheny, che è già stato ospite dell’anfiteatro gardesano nel 2012 e nel 2014 (facendo registrare in entrambi i casi il sold out), parlano gli oltre 20 milioni di dischi venduti ed i 20 Grammy Awards ottenuti. Carter, che per il festival rappresenta una novità assoluta, è un’icona del contrabbasso jazz da quando, dal 1963 al 1968, fece parte del quintetto di Miles Davis insieme a tre signori di nome Herbie Hancock, Tony Williams e Wayne Shorter.

«Questo concerto ci riporta alle origini della nostra vocazione, che è prettamente jazz. È da lì che veniamo, da lì è iniziata anche la nostra avventura al Vittoriale, nel 2010, quando dirigemmo la "Settimana" col compianto John Taylor, Enrico Rava, Theo Bleckmann, Vincent Courtois» commenta Viola Costa, direttore artistico di «Tener-a-mente»: «Ma non c’è niente di nostalgico in questa maestosa celebrazione. Pat Metheny e Ron Carter hanno fatto la storia del jazz. E chi fa la storia - ce lo insegna il nostro grande padrone di casa, Gabriele d’Annunzio - è di una modernità fuori dal tempo».

Solo per dare un’idea del «mood», e senza che ciò rappresenti la setlist prossima ventura, Metheny e Carter aprirono a Detroit rileggendo «How Insensitive» di Jobim, per poi reinterpretare «Freddie Freeloader» di Miles Davis, «Baubles, Bangles and Beads» di Wes Montgomery, «A Child Is Born» (Thad Jones/Mel Lewis Orchestra cover) e «Eighty-One», che Davis scrisse proprio con Carter. Assolo di Ron per «You Are My Sunshine», chiusura con «Autumn Leaves» (dal repertorio di Yves Montand). Nel bis «St. Thomas», standard di Sonny Rollins. E non c’è da stupirsi che quella esibizione del duo sia stata definita entusiasmante.

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