Cultura

Paolo Gei, l'ex primario di cardiologia che ora cura con l'arte

Il dottor Paolo Gei ha unito le sue passioni fondendole in un progetto che ha come orizzonte le bellezze di Brescia Musei
Il dottor Paolo Gei con gli ospiti del Vomere - © www.giornaledibrescia.it
Il dottor Paolo Gei con gli ospiti del Vomere - © www.giornaledibrescia.it
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L’arte come riabilitazione, inclusione, ma soprattutto emozione per tutti: da quando è in pensione - era il 2016 - il dottor Paolo Gei ha deciso di unire le sue passioni di una vita, arte e medicina, fondendole in un ammirevole progetto per portare nei luoghi della storia artistica bresciana le persone con le più disparate fragilità.

Ex primario di cardiologia riabilitativa degli Spedali Civili e recentemente proclamato dottore in Lettere a indirizzo storico, artistico e archeologico (presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore), Gei si sta mettendo a disposizione offrendosi come guida (anche in vista di Bergamo Brescia Capitale della Cultura), sfruttando l’arte come mezzo per vivere meglio.

Ieri mattina, nell’ambito di queste visite, ha accompagnato alcuni ospiti della Cooperativa Vomere negli ambienti del Capitolium, raccontando la vita al tempo dei Romani e spiegando come la loro forza risiedesse negli accordi con gli altri popoli e nella capacità di portare l’acqua nei luoghi strategici. «L’idea è aprire a tutti: cardiopatici, operati al seno, pazienti oncologici, persone con depressione… Io accompagno tutti. Ho già in programma di portare qui anche un gruppo di Milano», ha svelato, mentre passeggiava dalle aule di culto del tempio sotterraneo per arrivare alla Vittoria Alata, dove i suoi ospiti si sono ritrovati ad ammirare la statua bronzea da tutte le angolature, accompagnati dalle sue interessanti spiegazioni.

«Mi metto volontariamente a disposizione, con il supporto di Fondazione Brescia Musei che permette di avere ingressi gratuiti per queste occasioni».

Passione

Appassionato da sempre di storia, Gei ha finora accompagnato circa centocinquanta persone di diverse realtà. «Noto che la mia figura dà sollievo: molti partecipano perché si sentono sicuri, essendo io medico». Dello stesso parere e sostenitrice dell’iniziativa è la dottoressa Mariangela Bertoli, medica e parte del consiglio di amministrazione del Vomere, che ieri si è unita alla visita del dottor Gei insieme con gli ospiti della struttura, un ristretto gruppo di ragazzi e ragazze con disabilità. Il Vomere si occupa di persone con disabilità mediamente gravi o molto gravi, proponendo attività a seconda della situazione e promuovendo anche l’inserimento nella società e nel mondo del lavoro.

«Questo progetto del dottor Gei è importantissimo per l’inclusione», afferma. «Serve per squarciare il velo invisibile che copre questi ragazzi. Loro esistono: hanno orecchie per sentire e occhi per guardare, ma soprattutto vivono di emozioni. L’arte in questo senso è unica: permette di provare emozioni alle quali altrimenti non avrebbero accesso». Secondo lei, in questo senso Gei è un anticipatore di tante iniziative sociali e politiche, come quelle di inclusione turistica proposte tempo fa dalla ministra per la disabilità Locatelli.

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