Cultura

Paolo Conte, naufragare è dolce al Vittoriale

Paolo Conte ha regalato sabato sera al pubblico del Vittoriale uno spettacolo dati tratti sublimi.
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Si può chiedere alla luna di essere più bella? O ad una stella cadente, come quella vista sabato sera sopra il Vittoriale, di disegnare una traiettoria più vicina alla perfezione? No.
Si rimane così, incantati, anche con Paolo Conte. Protagonista a Gardone Riviera di un concerto che si fa opera d’arte in modo discreto, esatto, impenetrabile nella sua coerenza, perfettamente accessibile nel suo prenderti per mano. Come un classico, come un sogno imperituro. Paolo Conte estrae dalla valigia di cuoio gli abiti della sua carriera facendo scorrere davanti al pubblico in estasi (l’anfiteatro è tutto esaurito) «Cuanta pasión», «Sotto le stelle del jazz», un «Bartali» trasfigurato in avvio e ridanciano nel finale vittorioso, per citare alcuni momenti del primo tempo. Illuminato, con luce soffusa e conturbante, dalla «Verde milonga». Ma è dopo la pausa che la ruvida voce prende per mano «l’orchestrina» (i chitarristi Nunzio Barbieri, Luca Enipeo e Daniele Dall’Olmo; Jino Touche al contrabbasso; Daniele Di Gregorio tra batteria e marimba; i fiati di Lucio Caliendo, Claudio Chiara e Luca Velotti; Massimo Pitzianti tra piano, tastiere e fisarmonica; Piergiorgio Rosso al violino) gettandola sulla pista da ballo tumultuosa di «Dancing» per poi stringerla nel «Gioco d’azzardo» in cui la sconfitta è sublime. Spazio anche agli «Impermeabili» e all’inevitabile «Via con me», per poi scoprire il torrido inferno musicale del «Diavolo rosso» che concede assoli brucianti raggiungendo il vertice del tormento. Per fortuna c’è un «Eden» in cui riparare alla ricerca di un sorriso, perché poi sono solo applausi fino al bis di «Sijmadicandhapajiee». Un saluto silenzioso, l’impressione di due baci affidati dalle mani all’aria del Vittoriale, e Conte se ne va. È come aver letto un romanzo o aver navigato con un capitano impegnato a scrivere a macchina, mentre la rotta si disegna da sé, come un fatto naturale. Consapevoli che, in questo viaggio, ci si può solo lasciar naufragare.

Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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