Cultura

Paola Baratto: «Le mie giovani donne, più libere con una luce differente»

Vittoria, Lidia, Gemma e la volontà di affrancarsi dai condizionamenti d’una visione al maschile. Il nuovo libro della scrittrice di Brescia
La scrittrice bresciana Paola Baratto - © www.giornaledibrescia.it
La scrittrice bresciana Paola Baratto - © www.giornaledibrescia.it
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Paola Baratto dedica il suo nuovo libro «alle donne impegnate nella ricerca della libertà e a quegli uomini che vogliono esserne complici». Si intitola «Una luce differente» (Manni, 96 pagine, 13 euro; presto anche in e-book a 7,49 ) e le protagoniste dei tre racconti che la scrittrice bresciana vi ha raccolto si confrontano tutte con l’ombra di un maschile assente o lontano, ma molto ingombrante.

La prima, Vittoria, torna temporaneamente nella città in cui è nata da Parigi, dove si è trasferita con la madre, per fare i conti con la morte del padre e la sua pesante eredità. Il padre della seconda, Lidia, è un Maestro del teatro: lei «sa indossare il suo sguardo meglio di chiunque», ma si tratta di un abito che la paralizza. La giovane Gemma, infine, nella villa-museo di un poeta risorgimentale dialoga a distanza con l’illustre autore e con la sua figlia prediletta, Maria Liberta, che dovette accudirlo in vecchiaia.

Un dettaglio della copertina del libro edito da Manni - © www.giornaledibrescia.it
Un dettaglio della copertina del libro edito da Manni - © www.giornaledibrescia.it

Il titolo del libro viene da una frase di Virginia Woolf: «Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo». Paola Baratto, in cosa consiste questa «luce differente»?

Volevo parlare della differenza delle donne, ma in modo lieve, senza essere militante o dogmatica. Avevo in mente questa frase di Virginia Woolf e, per quanto riferita ad un altro contesto, ho ritenuto che potesse adattarsi a una visione che non si pone in contrasto col maschile, ma mostra una prospettiva diversa di cui le donne possono essere portatrici. L’idea dell’antagonismo tra maschio e femmina non mi è mai appartenuta: sono arrivata solo adesso ad affrontare questo tema, ma l’ho fatto in coerenza con la mia storia letteraria. I racconti rivelano la persistenza di forme di maschilismo poco evidenti, ma molto pervasive... Il mio libro non parla di eventi tragici come un femminicidio, ma descrive qualcosa di più sotterraneo che negli ultimi anni ho cominciato a comprendere meglio: la pervasività di un atteggiamento coercitivo e paternalistico messo in atto nei confronti delle donne.

Una «pesantezza» a cui nel primo racconto si oppone la «leggerezza» di Vittoria?

Sì, Vittoria rappresenta la leggerezza rispetto al padre che incarna la pesantezza, la solidità, le radici che lei ha tagliato. Quando torna nella sua città dopo molti anni ne sente ancora il peso, è una donna tormentata dai sensi di colpa. Tra i due c’era un amore reciproco, ma anche un’inconciliabilità di fondo. Immagino tuttavia che il padre, alla fine, in un suo modo particolare dimostri di aver capito e accettato il bisogno di leggerezza della figlia. Anche il padre di Lidia è un bel peso... Lidia ne subisce il carattere imperioso, ma racconto una presa di coscienza, quella che credo si debba attuare rispetto alla propria identità. Ho scritto e ambientato il racconto a Verezzi, in Liguria. Qui Lidia capisce di potersi affrancare attraverso la parola e la scrittura. L’aiuta l’esempio di un’altra donna: Giulia, la protagonista del mio romanzo «Lascio che l’ombra», che ho voluto inserire nella storia perché è un personaggio che mi era rimasto addosso.

Non c’è solo Giulia, intorno alle protagoniste gravita un mondo di altre donne: una rete di alleanze?

Ci sono anche personalità negative come Annica, la compagna del Maestro, quel tipo di donna che sminuendo l’altra si sente più forte. Ma hanno spazio personaggi come Irma Bonfanti, l’anziana insegnante di Vittoria, e Santina, ex staffetta partigiana, ispirati a donne che ho conosciuto. Figure di grande spessore culturale e umano, che dovrebbero forse essere le vere «influencer» delle ragazze di oggi.

Una ragazza è Gemma, come l’ha affrontata?

Mi ha dato molta gioia scriverne, anche se ho faticato ad adattare la scrittura alla sua giovane età. In lei nascono curiosità e simpatia per Maria Liberta, la figlia vissuta all’ombra del padre, eroe del Risorgimento ma non altrettanto liberale in famiglia. Oso criticare un po’ questo mito della guerra, della morte nobile e gloriosa: non mi appartiene e forse, più in generale, tutto ciò che è violenza non appartiene all’universo femminile.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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