Omar Pedrini, lo «zio rock» canta i suoi vent'anni
Tipica atmosfera da club, tavolini gremiti, gente in piedi con un drink in mano. Inizia così la serata della Latteria Artigianale Molloy, in via Maggi, sulle parole di «Mandami un messaggio» a riaprire un varco spazio temporale con la magica dimensione di un mito tutto bresciano con la chitarra e la voce di Omar Pedrini.
«Essere qui mi sta regalando un'emozione fantastica, il clima è unico e il contatto con la gente è meraviglioso - ha rimarcato con entusiasmo, e forse con un filo di nostalgia, lo «Zio rock» appena prima del concerto - sembra di dover ripartire da zero, mi ricorda gli anni dell'esordio, quando ci esibivamo in locali e piccoli club in giro per l'Italia».
A raccontare la storia di una delle migliori band del panorama alternative-rock italiano dei passati '90 sono state soprattutto le canzoni. Dai divanetti e dalle poltrone de «La capanna dello zio Rock», a pochi centimetri dal palcoscenico, si riconoscono fan di vecchia data, ma anche parecchi volti giovani. La scaletta fa da indice, passando da un successo all'altro e ripercorrendo le diverse tappe della carriera del rocker di casa nostra.
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