Oggi l'addio a Vittorio Buffoli, padre musicale e Maestro di Mina
Si è spento giovedì a Chiari, all’età di 93 anni, il maestro Vittorio Buffoli, clarense. Fu il direttore artistico della Pdu, la casa discografica di Mina, ruolo a cui era approdato dopo anni da protagonista nella musica degli anni Sessanta, dopo aver composto brani musicali per Arigliano, Endrigo e tantissimi altri cantanti italiani di primo piano.
Le sorti discografiche della carriera di Mina furono «affidate» a Buffoli da Giacomo Mazzini, padre della Tigre di Cremona, anche perché il pianista e orchestratore clarense era dotato delle doti caratteriali giuste per avere a che fare dal punto di vista umano con la cantante. Quando il papà di Mina scelse di affidargli le sorti della figlia in ascesa e della Pdu nascente, Vittorio Buffoli era già un nome noto nel panorama musicale italiano. Era uno dei musicisti di punta dell’Ariston, la casa discografica milanese più vivace ed affermata del momento. Ed aveva una serie di successi alle spalle. Certo, ancora poca cosa rispetto a quel che avrebbero portato i quarant’anni di collaborazione con Mina.
Buffoli ha attraversato tre quarti di secolo tra cantanti, canzoni e successi. E la musica l’aveva nel sangue. Aveva solo 4 anni quando si mise alla tastiera del pianoforte di casa, a Milano. Nell’abitazione d’origine, a Chiari, la famiglia tornava la domenica e durante le vacanze. Violino e pianoforte, musica classica e lirica furono all’origine della formazione di Buffoli. Il primo concerto in pubblico fu nel 1939, al Teatro San Carlo di Rovato, su spartiti classici. Poi egli fu rapito dai nuovi ritmi provenienti dall’America e nacquero le prime formazioni, con sconfinamenti nel jazz. Come compositore, Buffoli aveva mosso i primi passi con due motivetti destinati a «Carosello», in scenette recitate da Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi. Come pianista, entrò nella formazione di Ray Martino. L’amico Berto Pisano lo portò da Armando Trovajoli, che con la sua orchestra si esibiva in Rai e nei locali romani. Era la strada del successo, ma Buffoli, che nel frattempo si era sposato ed era diventato papà, non volle fermarsi a Roma. Organizzò i «Buffoli 5», formazione che comprendeva anche Sergio Endrigo e Fred Bongusto.
Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, in Italia si registravano più di 1.200 cantanti professionisti, alcune migliaia di complessi, e si vendevano 30 milioni di 45 giri. In questo fermento Buffoli approdò all’Ariston. Di quegli anni è la collaborazione con Nicola Arigliano. Alla casa milanese facevano riferimento artisti del calibro di Nilla Pizzi, Gino Latilla, Caterina Valente, Sergio Bruni, Umberto Bindi, Jula De Palma, Carla Boni, il Quartetto Cetra, ma anche Gigliola Cinquetti, Johnny Dorelli, Giorgio Gaber, Ornella Vanoni, Lucio Battisti, Franco Battiato... E Celentano, il cui primo album porta anche la firma del bresciano.
Per Buffoli fu la stagione delle serate con le gemelle Kessler, con Mike Bongiorno ed Enzo Tortora. Tv e teatro, festival e piazze furono l’intreccio d’una stagione effervescente. Fu allora che sulla scena irruppe Mina. Con Vittorio Buffoli nacque un rapporto artistico e d’amicizia strettissimo. Spesso il maestro, con moglie e figli, fu ospite nella villa della cantante a Forte dei Marmi. Lo stesso papà di Mina ammise: «Ha su mia figlia quell’autorità che io non riesco ad avere».
Con la Pdu e Mina, la storia della canzone italiana visse stagioni gloriose. E Buffoli ne fu protagonista sempre. Portò Mina alla Rai, grazie anche ad un altro clarense, Mario Ducci, capostruttura a Viale Mazzini. Di Buffoli è anche l’idea del «duetto» di Mina con Lucio Battisti. Lui fu al suo fianco in ogni spettacolo, fino all’ultima esibizione in pubblico, alla Bussola, nel giugno del ’78. E avrebbe continuato a seguirla anche dopo, fino al 2005.
Tra fotografie e documenti, spartiti e ritagli, lo scrittore Guerino Lorini ha ricamato un libro-album di grande suggestione: «Vittorio Buffoli. Una storia straordinaria. Oltre mezzo secolo nella musica italiana. I cantanti, le canzoni, i successi» (Gam 2011, 115 pagine, 20 euro). Nel testo sono raccolte testimonianze, dirette o indirette, di personaggi della musica italiana quali Paolo Limiti e Osvaldo Miccichè, Nino Romano e lo stesso Battisti, Ray Martino e Pino Presti, Luciano Tallarini e Giorgio Calabrese... Ne emergono ricordi e dati, «colonne sonore nei diari di viaggio e stagioni della vita», come scriveva efficacemente il giornalista Renato Andreolassi nell’introduzione.
Oggi alle 16, nella chiesa di Santa Maria, in via De Gasperi, nella sua Chiari, l'estremo saluto, che certo in molti vorranno rendergli.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato