«Noi, cantautrici e donne, insieme per cambiare musica»: il concerto al Mo.Ca
Tre artiste, tre stili musicali, tre storie al femminile. Betty Vittori, regina del jazz bresciano, Laura Sirani, cantautrice, scrittrice e poetessa, Valentina Soster, cantautrice e cantastorie da teatro nata tra la Valle Camonica e i Balcani. Saranno in concerto stasera alle 21 al Mo.Ca di via Moretto 78 con «Cambiamo Musica», serata con le artiste bresciane per la lotta contro la violenza sulle donne e di genere.
Il concerto nasce dall’omonimo progetto discografico, un doppio cd che racchiude i brani di venticinque musiciste a sostegno della Casa Felicia Bartolotta di Gianico, in Valle Camonica. «Durante il periodo del Covid c'è stato un aumento dell’89% delle violenze domestiche e sulle donne, un problema sociale che ha messo in allarme i centri antiviolenza» spiega Sirani, che in trio con Davide Bonetti alla fisarmonica e Gianmarco Astori alla chitarra proporrà i brani del suo album «Funambola» e alcuni inediti. «Jean-Luc Stote per Festa della Musica e Anna Zinelli per Terre Unite, hanno voluto rispondere creando questa raccolta per raccogliere fondi e dare una vetrina alla professionalità artistica femminile».
Lo spettacolo fa parte del cartellone di AlchèFestival di Alchechengi A.p.s.; in caso di pioggia si terrà nel Teatro Idra del Mo.Ca. Il biglietto intero costa 10 euro (ridotto 7 euro, prevendite su Eventbrite.it). Nel corso della serata ci sarà l’intervento di una operatrice del centro antiviolenza Butterfly e un banchetto per l’autofinanziamento del palco della Festa della Musica dell’anno prossimo.
Sirani, alcuni risultati di «Cambiamo Musica»?
Le donne artiste combattono in un mondo ancora molto maschile, a tratti maschilista. Abbiamo iniziato a conoscerci, a fare gruppo. Nel corso delle nostre serate si esibiscono dalle due alle cinque cantautrici, anche bergamasche e milanesi, di vari generi e stili. L’Italia è piena di talenti femminili che forse per un impatto diverso verso la massa fanno più fatica ad emergere. Gli eventi servono anche a promuovere l’album che sostiene Casa Felicia Bartolotta e a far conoscere i centri antiviolenza del territorio; Brescia è una delle province dove sono più numerosi.
Come mai questa presenza massiccia?
Da un lato la provincia è vasta, dall’altro bisogna rispondere a una richiesta non verbalizzata: viviamo in una cultura maschilista, nella quale se diventi moglie o madre devi rinunciare alla professione, ai sogni, alle cose che ti fanno stare bene; in tante altre culture, presenti sul territorio, le donne sono destinate ad accudire i bambini, non c’è nemmeno il concetto di lavoro. Da queste situazioni possono scaturire violenze. Ben vengano i punti di riferimento per informazione, accoglienza, servizio, divulgazione. La cultura deve assolutamente cambiare, ci sono dei tasselli sociali e culturali difficili da scardinare ma si può costruire qualcosa di diverso, altrimenti si regredisce e non è proprio nella funzione naturale dell’esistenza umana.
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