Nitro: «Se sto male scrivo, se sto bene esco»
Immaginate di trovarvi al cinema per assistere alla proiezione di un film thriller in cui tormento, rabbia e follia si mescolano tra loro dando vita a un mix adrenalinico. Solamente in questo modo riuscirete ad afferrare ed a capire il rap di Nitro, venticinquenne cresciuto nella provincia di Vicenza con un timbro da metallaro nordico e una lingua che sa essere affilata come una spada.
Vanto della «ditta» Machete, il collettivo di cui Salmo è leader indiscusso, il rapper vicentino in pochi anni ha conquistato fama e stima radunando attorno a sé un nutrito gruppo di fan.
Ieri sera si è esibito sul palco principale della festa di Radio Onda d’Urto. Ad accompagnarlo in concerto ci sono altri due artisti della medesima scuderia, ossia i giovani talenti Lazza e Dani Five. La scaletta della serata ha previsto la presentazione di «No Comment», terzo disco che a poche ore dalla pubblicazione, che ha avuto luogo sette mesi fa, ha scalato in breve tempo tutte le classifiche. Un album decisamente maturo e maggiormente introspettivo rispetto ai precedenti «Danger» e «Suicidol». Un lavoro che - nonostante il titolo e una copertina scarna - è pieno, proprio contrariamente a quanto afferma il titolo stesso, di commenti, proprio perché Nitro vuole portare in superficie la polvere nascosta sotto al tappeto.
Cominciamo dal disco: «No Comment» è uscito lo scorso gennaio e in classifica ha superato perfino Francesca Michielin, Maneskin, Ed Sheeran e Jovanotti. È soddisfatto di questo successo?
Moltissimo, ma io desidero sempre di più. Voglio andare sempre al massimo per riuscire a entrare nella teste delle persone e rimanerci. All’interno dell’album emergono collaborazioni con altri rapper di un certo spessore.
Ci racconta, ad esempio, come è stato lavorare insieme a Salmo? Ormai ci conosciamo da parecchio tempo, perciò conosco bene le sue abitudini. Lui è un perfezionista che cura ogni minimo dettaglio, perciò è decisamente bello capire e imparare il suo metodo di lavoro. Lei non ha mai nascosto la propria sconfinata stima umana e artistica per Fabri Fibra. Cosa vi unisce?
Fabrizio fin da bambino ha rappresentato per me una delle più grandi influenze nel mondo rap italiano. Incontrarci, di conseguenza, è stato molto naturale. Uno degli aspetti di cui si parla sempre quando ci si riferisce a lei è quel sentimento di rabbia repressa che si trascina dietro da anni. Perché? Quando scrivo sto male, mentre quando sto bene esco. Ultimamente, durante la registrazione del disco, ha vissuto sia a Milano che a Berlino. Oggi dove si sente più a suo agio? Il concetto di casa per me non è mai corrisposto a un luogo fisico, bensì si identifica con le persone che frequento. Spesso sto bene anche da solo.
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