Nell’Arena del rock con sir Paul McCartney
«Oh yeah, all right. Are you gonna be in my dreams tonight». Cominciare... dalla fine è una sorta di augurio-viatico da girare a Sir Paul McCartney, stasera all’Arena di Verona per uno show (organizzato dalla «D’Alessandro e Galli» e che, quindi, parlerà anche un po’ bresciano) dove potrebbe fare capolino addirittura la suite di «Abbey Road», probabilmente uno dei picchi del suo lavoro con quei tre ragazzi di Liverpool coi quali raggiunse una... certa fama.
E in effetti, siamo ancora qui. Al «Fab Four Time», a dispetto del fatto che «Macca» abbia già celebrato il quarantennale dal suo primo tour da solista e che continui a cercare di non vivere, semplicemente, da «ex Beatle». Ma aver cantato con i Nirvana al posto di Kurt Cobain, prestato l’ugola al progetto dance-punk The Bloody Beetrots o aver appena pubblicato materiale dei bei tempi griffato Wings, non può cancellare l’essere stato il 50% della più grande coppia di autori del pop di ogni tempo. Un duo, quello formato con Lennon, che ha ribaltato come un guanto la forma canzone, diventando iconico a tal punto che ancora oggi gli imitatori si contano a decine.
Questa sera, quando le luci del palco accoglieranno Paul e la sua band (Rusty Anderson e Brian Ray alle chitarre, il tastierista Paul Wickens e il poderoso batterista Abe Laboriel), la folla dell’Arena vorrà certamente sentire «Band on the run», «Live and let die», magari anche la meno conosciuta - ma succulenta - «Mrs Vandebilt». Ma saranno - comunque - solo l’antipasto per «Eleanor Rigby», Yesterday», «Hey Jude». Del resto, basta il marchio registrato di quel quartetto irripetibile per andare sul sicuro. Ma questo, tutto sommato, è storia nota. Di fonte a Sir Paul è lecito sognare: ecco quindi che si dovrebbe palesare la minisuite composta da «Golden Slumbers», «Carry that weight» e «The End». Solo a pensarci, vengono i brividi: certi brani, se non fosse stato proprio per McCartney, non sarebbero stati mai eseguiti sopra un palcoscenico.
Non bisogna poi dimenticare i fantasmi dei vecchi amici. Il tam tam sul web confermerebbe che, nel concerto di Varsavia, siano state suonate «Something» di George Harrison (in passato la accennava con l’ukulele, cosa farà stavolta?) e «Being for the benefit of Mr. Kite», uno dei più estemporanei colpi di genio di John Lennon.
Si parlava all’inizio della brescianità al cospetto di Paul. I Beatlesiani Associati saranno presenti con una mostra dedicata ai concerti italiani del «Baronetto» nel Palazzo della Gran Guardia, vicino all’Arena. Non è tutto: «Waiting for Paul McCartney» prevede anche presentazioni di libri e fotografie e concerti. Inoltre una confezione di cioccolato fondente con l’immagine di Paul, scolpita in bassorilievo dall’artista Gianni Franceschina, sarà donata a McCartney proprio dai Beatlesiani. I quali comunicano infine che ci sono ancora posti disponibili sul pullman che parte da Brescia per il concerto; info 030.303092; 336.411914.
Eccoci qui, Paul. Ancora un «rock show», per me il primo. Grazie per avermi aspettato.
Rosario Rampulla
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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