Nada: «Solo il cuore è zingaro. Ogni uomo è invece uguale»
«Parole che si cantano anche», e a cantarle sarà Nada Malanima: il festival «Dallo Sciamano allo Showman» proseguirà dopodomani, venerdì, con un concerto della cantautrice livornese (alle 21, teatro San Filippo di Darfo Boario Terme, via Cimavilla 1, ingresso gratuito). Accompagnata da Andrea Mucciarelli alla chitarra, l’artista proporrà brani quali «Il porto di Livorno» di Piero Ciampi, «Ma che freddo fa» (con cui, a 15 anni, debuttò a Sanremo nel 1969), «Amore disperato» e «Senza un perché», scelta da Paolo Sorrentino per la colonna sonora della serie televisiva «The Young Pope». In vista del live, Nada ha risposto a qualche domanda.
Che cos’ha preso la scrittrice Nada dalla cantante? E la cantante dalla scrittrice?
Non so bene, mi rendo conto che scrivere un romanzo non sia come creare una canzone, però il mio modo di esprimermi è sempre lo stesso: stendo discorsi e concetti che con la musica sono obbligati da un limite di tempo e un ritmo prestabilito (che a volte frena l’istinto e impone una scelta più precisa delle parole), mentre nella scrittura di un romanzo o in generale nella prosa c’è più libertà; si va dove dirige la fantasia o la ragione, e spesso le frasi escono da sole. Quello che si dice con due pagine di un libro, in una canzone devi dirlo in una riga, se non a volte con una parola, e pure a tempo di musica. Quindi non credo che le due cose siano così diverse, o così uguali, tanto da chiedere o prendere l’una dall’altra.
Le sarebbe piaciuto essere la cantante di una band? E se sì, di quale band?
Io sono sempre stata la cantante di una band, mi sono sempre sentita la cantante del gruppo. È per questo che dopo gli Zen Circus sono stata per tre anni la cantante dei Criminal Jokers di Motta e Pellegrini e negli ultimi due degli A Toys Orchestra. Quando sono sul palco non ci sono cantanti e accompagnatori, tutti insieme si corre per un unico obiettivo: che la musica sia come deve essere. Quest’anno a X Factor stanno facendo bella figura alcune cantanti adolescenti.
Come pensa che si sarebbe comportato il quindicenne «pulcino di Gabbro» davanti ai giudici?
Bene. Ma da com’ero io allora, non credo che ci sarei stata a farmi vivisezionare, oltretutto per raggiungere qualcosa di così poco interessante come il successo di una sera.
Domanda provocatoria, però con un suo perché: non ha mai pensato, cantando «Il cuore è uno zingaro», che la parola «zingaro» sarebbe stata fonte di divisioni e aspre polemiche?
Questa domanda, più che provocatoria, è drammaticamente seria. È vergognoso che un essere umano - solo perché zingaro, o gay, o nero in fuga, o giallo - debba essere maltrattato, irriso o considerato diverso. Diverso da chi? Il fatto che io sia qui e tu sia là è soltanto un caso del destino, sarebbe bastato un niente per essere a parti invertite. Mi rendo conto che in Italia s’è creato un problema logistico, ma non è così grave come vogliono farlo apparire, e sono sicura che per appianarlo bastino un po’ di buona volontà, un pizzico di umanità e una buona politica. Visto come vanno le cose, mi chiedo delle tre quale manchi. Oppure tutte e tre?
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