Tener-a-mente, buona la prima con gli «ipnotici» Kasabian
Buona, anzi ottima la prima di «Tener-a-mente», il festival musicale del Vittoriale, che vola subito alto con lo spettacolare rock elettronico e psichedelico dei britannici Kasabian. Ha retto anche il tempo, considerato che la tenue minaccia di pioggia incombente sul concerto non ha per fortuna mantenuto le promesse.
Il cantante (e frontman) Serge Pizzorno si presenta sul palco alla chetichella, indossando una tenuta che ricordava quelle dei calciatori (firmata da Dolce & Gabbana, però), con i tre colori della nostra bandiera e la scritta Italia sul petto, scatenando la voglia di suonare della band in un primo pezzo di «pallonara» energia, «Club Foot», in cui la batteria di Ian Matthews detta il ritmo trascinante in cui si insinuano il basso di Chris Edwards e la chitarra di Tim Carter. La voce del leader (che si conferma anche valente polistrumentista) è costantemente in modalità ipnotica, pure in pezzi dove il cantato si fa malinconico mentre il suono resta battente, arrembante (come succede con «You’re in Love with a Psycho»).
Tra pezzi che fanno vibrare corpi e terreno (da «Underdog» a «Shoot the Runner», passando per la magnifica «Breathe», la vampiresca «Vlad the Impaler» e l’intro della memorabile «Praise You»), il pubblico non ce la fa a stare seduto e Pizzorno lo stimola ulteriormente, da istrione, con alcune puntate in platea o in galleria - dove interpreta la dolcissima «Goodbye Kiss», con le luci degli smartphone a rendere più romantica l’atmosfera - ovvero ne solletica la disponibilità ad accompagnarlo nel canto con la bellezza lancinante e (quasi) analogica di «Algorithms».
La passerella finale, bis compresi, è tuttavia nuovamente sotto il segno di un rock martellante, con «L.S.F. - Lost Soul Forever», che integra anche una dichiarazione d’amore per il nostro Paese, e poi «Reason is Treason», «Acid House» e la celeberrima «Fire». Alla fine, è stato un live di nemmeno un’ora e mezza, ma tiratissimo, applauditissimo e davvero nessuno ha potuto lamentarsi.
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