Al Teatro Grande tre percorsi per un’unica «Grande Notte del Jazz»
Uniti nello spirito elettrizzato, curioso e avido di musica, divisi nel destino sonoro. Varcate le soglie del Massimo cittadino, come da tradizione, il pubblico de «La Grande Notte del Jazz» si separa per prendere la strada di uno dei tre percorsi proposti, «Air», «Ground» e «Fire». Espressione delle multiformi anime del jazz che hanno popolato l'ottava ricchissima maratona dedicata al genere dalla Fondazione del Teatro Grande.
Nella folla che si sposta come una marea durante i cambi di spettacolo c'è di tutto un po': melomani, musicisti in pausa ma anche semplici curiosi attratti dalla particolarità di un evento che permette di vivere il teatro in maniera unica e inusuale.
Tre percorsi
Nel Ridotto il duo di Seamus Blake e Alessandro Lanzoni inaugura i concerti di «Air», sax e pianoforte alla scoperta di gemme jazzistiche e della musica brasiliana; la Sala Palcoscenico Borsoni dà fuoco alle polveri di «Fire» con il Cornelia Nilsson Trio tra lirismo ed esplosioni swing. Noi ci dirigiamo al Salone delle Scenografie, dove il percorso «Ground» si apre con il Bignami Veltri Jazz Ensemble. Diretto dalla ventinovenne gussaghese Anna Bignami, all'esordio in terra natale dopo anni di studio in Danimarca e dalla romana Laura Veltri, «Childhood Memories» cattura subito l'attenzione. Jazz da camera solido e coinvolgente, composizioni raffinate e ben stratificate che rileggono svariate influenze in maniera fresca ed effervescente. L'orchestra di nove elementi trasporta attraverso quadri sonori variopinti, in cui emozioni e passioni si seguono e si fondono.
Lasciamo la sala all'Andrea Grossi Blend 3 che con il batterista Jim Black propone il suo «Axes» tra forte impatto sonoro e atmosfere oniriche; il «Ground» prosegue nel Ridotto con l'affascinante misticismo jazz degli «Healing Rituals» della flautista siriana Naïssam Jalal mentre noi ci spostiamo alla Borsoni dove ci attende il chitarrista Giacomo Ancillotto alla guida di un power trio notevole. «Descansate Niño» guarda al rock d'avanguardia: brani travolgenti con uno scheletro minimalista in cui tutte le note sono dosate e piazzate al posto giusto. Ancillotto e compagni si prendono il loro tempo per costruire i pezzi tra cambi tempo elaborati, ricerca timbrica e trascinanti ostinati.
Ultima tappa
Ultima tappa: «Air» sale al Salone delle Scenografie con il trio del batterista Phelan Burgoyne; «Ground» si sposta alla Borsoni, accolto dalle tinte contrastanti del ClarOscuro del contrabbassista Matteo Bortone.
Noi facciamo visita al Ridotto, che per «Fire» ospita il duo del sassofonista Guido Bombardieri e del pianista Andrea Candeloro. Incontro generazionale targato Bergamo che vola alto, elegantissimo e delicato con melodie incantevoli e improvvisazioni entusiasmanti. Da un lato un pianismo che esplode di brio e fantasia, dall'altro clarinetto e sax di classe, tra splendida espressività, ricchezza sonora e funambolismi che ammaliano. Tantissima la simpatia ma anche sentimenti profondi: toccante la dedica di Bombardieri nel finale a un allievo del Conservatorio appena scomparso in un incidente stradale. Gli applausi sono interminabili. Usciamo dal teatro soddisfatti ma non domi; una breve attesa e sarà il turno del concerto clou della serata con il Marco Bardoscia Quintet.
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