Standing ovation per Massimo Ranieri: trionfo al Clerici
Sarà, come dice una delle sue canzoni più celebri, che l'argento ancora si rifiuta di colorargli i capelli, fatto sta che Massimo Ranieri non ha sicuramente perso l'amore spassionato del suo pubblico.
Venerdì sera il cantante era in concerto al Teatro Clerici con la tournée di «Tutti i sogni ancora in volo», un appassionato viaggio lungo successi e ricordi di ormai quasi sessant'anni di carriera, con il filo conduttore di una vita passata a sognare. «Per me questa frase è un modo di vivere, per quanto mi riguarda i sogni devono continuare a volare sempre -, spiega Ranieri alla platea –. Io sogno non è così diverso da io sono».
Ranieri al Clerici sfonda una porta aperta, il pubblico è già rapito con «Quando l'amore diventa poesia», resta ammaliato dal levare solare e scanzonato di «Lasciami dove ti pare», si fa commuovere dallo struggimento di «Tutte le mie leggerezze» e dalla tenerezza di «Mi troverai». Dopo il lento leggero «Di me di te» i ritmi salgono decisamente in «Se bruciasse la città», che con il suo forte impatto sonoro infiamma la platea.
Voce piena e senza incertezze e una forma fisica smagliante, Ranieri da buon «cantattore» fa la parte del mattatore. Movimenti calcolati, verve brillante, battuta pronta, tempi narrativi giusti e un buon arsenale di passi di danza entusiasmano il pubblico, che non perde occasione per urlare apprezzamenti sparsi verso il palco.
La scaletta
Una scaletta ben bilanciata tra pathos e vivacità, fa il resto. «Neanche nei miei sogni più sfrenati avrei immaginato una carriera come quella che mi è toccata in sorte» racconta Ranieri, che ricorda di aver cantato più di ottocento canzoni. Quasi tutte ovviamente romantiche, perché «io sono innamorato dell'amore».
Con il pensiero a Giorgio Strehler parte così la riuscita accoppiata di trascinanti ballad romantiche «Mia ragione» e «Ho bisogno di te». Uno dei momenti clou della serata è «Pigliate 'na pastiglia», fulminante e gustosa canzone napoletana tra parole sparate a mitraglia e passi di danza funambolici. Contrappasso latino tra la commozione di «Quello che si dice» e i ritmi in direzione estate di «Canzone con le ruote».
Gran finale
Un'ovazione accoglie la melodia di «Erba di casa mia», intramontabile inno cantato a squarciagola tra le luci dei cellulari. «Mia madre ha fatto nascere Giovanni Calone, ma è stato mio padre a far nascere Massimo Ranieri», racconta divertito il cantante, ricordando per «Questo sono io» dei tempi di Gianni Rock e del parto del suo nome d'arte.
Il pubblico è sempre più in visibilio per «Rose rosse», mentre la graffiante «Asini» è spunto per un po' di riflessioni sparse sul futuro, il passato e il presente. Dà il la a un'altra perla, «Lettera di là dal mare», brano con cui Ranieri ha vinto il Premio della Critica “Mia Martini” al Festival di Sanremo 2022. Il finale è trionfale: «La casa di mille piani», «Vent'anni», un'immancabile «Perdere l'amore» da standing ovation. Ma la notte non è ancora finita, a sorpresa si chiude «Al Massimo» con «Tu vuò fà l'americano».
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