Sanremo, Giorgia e Annalisa vincono la serata delle cover
I cantanti in gara si sono esibiti nei duetti: a presentarli Mahmood e Geppu Cucciari
Venerdì 14 febbraio, San Valentino: a Sanremo è la serata delle cover e dei duetti, quest’anno particolarmente bresciana. Oltre a Fausto Lama dei Coma_Cose e oltre a Joan Thiele si aggiungono due artisti: Francesco Renga, che festeggerà qui i vent’anni dalla vittoria di Sanremo con «Angelo» insieme ai Modà (si esibisce per secondo) e Frah Quintale, che si unisce all’amica Joan Thiele per intepretare la romanticissima «Che cosa c’è» di Gino Paoli.
Ma prima arriva Roberto Benigni: è lui che apre la puntata. Carlo Conti ha mantenuto la sorpresa e l’ha annunciato solo nel pomeriggio.
Durante la serata ci sono come sempre le pagelle del giornalista e critico musicale Enrico Danesi.
Roberto Benigni a Sanremo
Stasera Carlo Conti scende le scale in coppia con il super ospite che sognava di portare lì, come ha detto in giornata. Roberto Benigni - che non è di certo nuovo al Festival - non aveva mai partecipato a un'edizione di Conti. Stavolta Conti ce l'ha fatta.
Le battute iniziano subito a fioccare, a partire da una frecciatina al ministro dei Trasporti. E poi un riferimento al collana-gate di Tony Effe (gli è stato chiesto di non indossarne una di Tiffany perché troppo riconoscibile secondo la dirigenza Rai), alla precisissima puntualità di Conti («È il Festival della canzone svizzera») e a Elon Musk («Ha già deciso chi vince: Giorgia»). E poi via con l'«Inno del corpo sciolto».
Cominciano i duetti: Renga è secondo
Dopo la visita di Benigni all'Ariston si parte con i duetti (e si apre il Televoto). Il primo è quello di Rose Villain con Chiello che hanno scelto Lucio Battisti: la loro «Fiori di rosa e fiori di pesco» ha qualche sbavatura d'intonazione, ma la presa karaoke che ha su platea e poltrone a casa forse fa sì che non vengano colte del tutte. Lui è un po' Machine Gun Kelly all'italiana, ma di punk non ha granché. Nemmeno l'arrangiamento.
Arriva anche Mahmood: occhiali e completo total black (guarda un po'), è decisamente, decisamente agitato. È lui a presentare i Modà con Francesco Renga, che si esibiscono in una nuova versione di «Angelo», che Renga cantò (vincendo) nel 2005 proprio all'Ariston. Renga veste Maurizio Miri, è in doppiopetto in mohair verde, mentre Kekko e compagni non mollano il loro stile da rocker Gen X. Ad ogni modo, l'Ariston tutto canta e la Sala stampa tutta canta.
Ed è il momento dell'ingresso di Geppi Cucciari (in Antonio Marras, semplice ed elegante, con nuraghi sulla gonna come aveva annunciato). Anche lei infila una battuta dietro l'altra, punzecchiando Conti sulla presenza di bambini prodigio e compagnia bella al festival e soprattutto sull'incomprensibilità delle modalità di calcolo dei voti tra Sala stampa e televoto. Cucciari presenta «The sound of silence», cantata da Clara con Il volo.
Noemi e Tony Effe hanno deciso di esibirsi insieme portando Franco Califano. La seconda strofa se la prende Tony, senza collane ma con foulard dorato e abito gessato (di nuovo gansgta). Dorato è anche l'abito lungo di Noemi, che graffia la «maledetta noia» con la giusta potenza. Tony recita, parla, canta poco. Dopo di loro è il turno di un'altra coppia di concorrenti: Francesca Michielin si è unita a Rkomi per cantare «La nuova stella di Broadway» di Cremonini. Nel pomeriggio su Instagram avevano scherzato sul fatto che lui avrebbe cantato il brano in corsivo e così è stato: è la cifra di Rkomi. Non sono perfetti, ma sono molto glamour e hanno un'ottima intesa. Michielin esce finalmente come si deve, molto più che con la canzone che sta portando in gara.
Arriva Topo Gigio
Era atteso più dei cantanti: Lucio Corsi aveva annunciato il duetto con Topo Gigio, e Topo Gigio è arrivato con il suo piccolo teatro. Lucio è un pierrot malinconico in completo bianco vintage e ha deciso di cantare la canzone simbolo dell'italianità (tanto quanto Topo Gigio stesso), «Nel blu dipinto di blu». Il primo applauso della Sala stampa è tutto per loro. Per Topo Gigio è la prima volta al Festival. E ha anche presentato Mahmood «con i brividiii». Che ha fatto un selfie con lui.
Geppi Cucciari e Carlo Conti cantano «Brividi» con l'autotune e Conti ne approfitta per invitare Blanco a Sanremo «con la serenità che merita».
Arriva quindi il turno di Serena Brancale che canta «If I ain't got you» di Alicia Keys con un'altra pugliese, Alessandra Amoroso. Voci magnifiche, look un po' meno.
Arisa con Irama, e poi un omaggio a Ornella Vanoni
Praticamente veterana anche lei di Sanremo, Arisa quest'anno - di nero vestita con lunghissimi capelli (anzi, «bellissima parrucca») - ha accolto l'invito di Irama. Con lui ha cantato impeccabilmente «Say something». A fine esibizione Irama la ringrazia: «Sei una delle voci più incredibili della musica italiana». E lei, a sua volta, lo definisce un ragazzo talentuoso e straordinario. Applauso per l'esibizione, ma anche per l'educazione di due voci e artisti molto amati.
Subito dopo sul palco c'è Gaia, che omaggia Ornella Vanoni insieme a Toquinho con «La voglia, la pazzia». Energici. Lei sceglie un abito lungo nero con frange e paillettes. E dopo la pubblicità si esibiscono i The Kolors con Sal Da Vinci in «Rossetto e caffè». Così energici che a Stash s'è rotta pure la giacca.
«L'emozione non ha voce» è la canzone scelta da Marcella Bella, che la canta accompagnata dai Twin Violins, i gemelli siciliani violinisti vestiti di bianco senza niente sotto (alla Rkomi con meno budget). Bella è in velluto rosso con maniche a palloncino, teatrale e melodrammatica per una performance che fa percepire la Marcella Bella più conosciuta, anche se non più così precisa. Tra il pubblico c'è anche il fratello, Gianni Bella. «L'ho cantata per te», dice Marcella alla fine, portandogli i fiori ricevuti da Carlo. «È uno dei pezzi più belli che lui abbia scritto. Ho sempre sognato di portarla a Sanremo, ed è successo».
Anche Clementino e Rocco Hunt omaggiano un grande artista: Pino Daniele, con la loro versione di «Yes I know my way». La voce di Pino Daniele chiude il brano, per qualche meritato brividino e per guadagnarsi gli applausi (da dividere con Pino, acclamato ad alta voce dall'Ariston).
Lo show di Mahmood
Cinque minuti di Mahmood necessari in questo Sanremo poco, molto poco spettacolare. Parte con una intro rap spinta, ancora più spinta con il pettorale nudo svelato prima di «Bakugo». E poi «Ra ta ta», «Soldi», «Kobra». E gran finale con «Tuta gold».
Se Mahmood si è detto intimorito dalla conduzione ed è risultato teneramente impacciato nei panni del co-presentatore, torna nel suo habitat e un po' fa rimpiangere i Sanremo in cui gareggia. È la Beyoncé italiana, dice qualcuno. Condivisibile.
Gabbani e poi Giorgia e poi Cristicchi
Francesco Gabbani e Francesco Tricarico cantano, guarda caso, «Io sono Francesco» dello stesso Tricarico. Portano sul palco un gruppo di bambini (che sembrano non poter mai mancare al Festivàl).
Attesissime erano Giorgia e Annalisa, che portano Adele («Skyfall») e fanno tremare l'Ariston. Hanno scelto un brano che più nelle loro corde non si può, optando per due look istituzionali in tailleur pantalone a contrasto l'una con l'altra.
Franco Battiato, ma con versetti in aramaico dal Salmo 51: Simone Cristicchi e la compagna Amara hanno interpretato nella serata delle cover «La cura». Mistici quali sono, hanno scelto melodie mediorientali e desertiche per dare ancor più spiritualità al brano. Applausi dall'Ariston, ma non dalla Sala stampa. Strano, contando che lui solitamente piace alla critica.
Segue Sarah Toscano (che continua a colpire più per gli abiti Pucci - non sempre azzeccati - che per le esecuzioni, per quanto pulite) con Ofenbach in «Overdrive».
I Coma_Cose con Johnson Righeira, poi Joan e Frah
«Sanremo sta finendo»: così hanno iniziato il duetto con Johnson Righeira i Coma_Cose. I look Valentino di stasera sono preziosissimi e raffinati, con piccoli dettagli rock, perle, perline e volumi interessanti. Dopo un primo momento al piano, arriva Righeira, che fa alzare tutti. Occhiali futuristici e Futurama, giacca rossa di pelle, gasa tutto l'Ariston e tutta la Sala stampa. Il trio funziona molto bene e non fa venire alcun languido brivido, solo voglia di muoversi.
Subito dopo altra coppia bresciana: Joan Thiele porta con sé all'Ariston Frah Quintale. La loro versione di «Che cosa c'è» con accompagnamento di arpa elettroacustica (di Kety Fusco) è avvolgente, dolcissima, commuovente. Il look resta quello di questi giorni: cappa Chanel e tutina corta corta. Ai piedi una slingback bonton.
Olly, Elodie con Lauro e poi Ranieri
Non solo total black, ma total leather per Olly, che ha deciso di portare nella serata delle cover «Il pescatore» di Fabrizio De André con Goran Bregovic, in una versione brassy e folkloristica. «È stato fantastico lavorare con Bregovic e la Wedding & Funeral Band», ha detto alla fine, ringraziando tutti.
È la volta di Achille Lauro con Elodie, altra coppia che unisce le forze senza portare artisti esterni alla gara. Per loro una dichiarazione d'amore a Roma: «A mano a mano» e «Folle città», e quindi Cocciante e Loredana Berté. Accappatoio leopardato da Hugh Hefner per Lauro (che oggi ha distribuito rose in Sala stampa per San Valentino) e lungo abito nero per Elodie dopo l'argentato Prada custom made della prima serata e il bordeaux sfrangiato della seconda (in quel caso Gucci). Per la seconda parte - Berté - si tolgono i capispalla ed ecco due look chic da dive, con guanti lunghe e rubino sul petto per Lauro, con fusciacca e scollatura morbida. Alla fine prova a dedicarle «Ancora», ma vien portato via di peso. Solo dopo un bell'applauso: la loro è tra le performance più forti della serata.
Torna quindi Pino Daniele, scelto da Massimo Ranieri affiancato dai Neri per caso. «Quando» è il brano presentato.
Gli ultimi cinque (tra loro c'è Fedez)
Tony Effe cita Califano nel pezzo, Willie Peyote lo porta nella serata delle cover. Con lui chiama Federico Zampaglione e Ditonellapiaga. Tre timbri e stili diversissimi, che trovano un equilibrio tutto loro. Molto, molto diverso dai toni del Califfo.
Brunori Sas si è invece portato sul palco Riccardo Sinigallia e Dimartino per cantare «L'anno che verrà» di Lucio Dalla (omaggiato da Damiano David durante la seconda serata). Un arrangiamento piacevole, interessante, impeccabile. «L'amico a cui ci rivolgiamo è Paolo Benvegnù, che oggi avrebbe compiuto 60 anni. Era uno dei grandi che sapevano unire ironia e profondità come Lucio Dalla: auguri Paolo, questa era per te». E Carlo Conti ha ricordato anche il chitarrista Giorgio Cocilovo, scomparso proprio ieri.
A loro segue Fedez con la tanto discussa (nei giorni scorsi) «Bella stronza» con Marco Masini. Si diceva che il gossip sarebbe entrato al Festival, e invece fa capolino solo ora. Il testo resta discutibile e, oggi, inaccettabile in certi punti. Punti che Masini ha evitato grazie alle parti riscritte da Fedez. Le barre inedite - su cui c'era tantissima aspettativa - lo fanno emozionare, le canta con intensità e trema nelle pause. C'è sincerità e probabilmente non serviranno molte parafrasi per capire che la stronza del titolo non è l'ex moglie, ma l'ex amante. Lo suggeriscono i baci di nascosto a cui fa riferimento nel testo. Ma l'esecuzione e la performance non brillano. Coinvolgono molto di più - a malincuore - la storiaccia e le malelingue degli ultimi giorni, ben confezionate da Fabrizio Corona (sapientemente non spente da Fedez).
Bresh prova (due volte) a portare la sua versione di «Creuza de Ma» con Cristiano De André ma i problemi tecnici sembrano volergli mettere i bastoni tra le ruote. Così non è: riprendono senza problemi e anzi, si prendono pure l'applauso di una Sala stampa che partiva prevenuta su un capolavoro del genere. Bresh ha un atteggiamento rispettoso che piace, tanto quanto la sua voce.
E infine arriva il gruppone. A Shablo con Guè, Joshua e Tormento si aggiunge Neffa per interpretare «Amor de mi vida» e «Aspettando il sole». Effetto nostalgia previsto e ottenuto. Nefa arriva e partono gli strilli. Non sembra trascorso tutto questo tempo dagli anni Novanta.
A chiudere la serata sono Paolo Kessisoglu e sua figlia Lunitta, che hanno scritto una canzone sull'incomunicabilità tra figli e genitori.
La classifica della serata dei duetti
Al decimo posto i The Kolors. Nona Clara. Ottavo posto per Elodie e Lauro. Settimo Rocco Hunt. Sesto Irama. Quinto posto per Brunori Sas. Quarto Olly.
Ecco il podio:
1 - Giorgia con Annalisa
2 - Lucio Corsi con Topo Gigio
3 - Fedez con Marco Masini
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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