Sanremo 2025, le pagelle della prima serata
![Il palco del 75esimo Festival di Sanremo](https://api.gdb.atexcloud.io/image-service/view/acePublic/alias/contentid/1h6umvc4v9sl6b7s0xx/0/il-palco-del-75esimo-festival-di-sanremo.webp?f=16%3A9&w=826)
L’attesa è terminata: prende il via la 75ª edizione del Festival di Sanremo. Sul palco dell’Ariston, già da questa prima sera, si esibiranno tutti i concorrenti in gara, che si esibiranno secondo l’ordine indicato in mattinata. Sono ventinove (tra cantanti solisti, gruppi e collettivi d’occasione), cifra decisamente atipica, determinata dalla mancata sostituzione di Emis Killa, una volta che il rapper milanese si è ritirato (una dozzina di giorni fa) dopo essere finito sotto indagine per associazione a delinquere nell’inchiesta «Doppia curva».
A fianco del conduttore capo Carlo Conti, ci sono stasera Antonella Clerici e Gerry Scotti.
GAIA - Chiamo io chiami tu
Orchestrazione esotica con i suoni un po’ (troppo) sovrapposti, molto ritmata, e interpretazione frenetica per la cantante italo-brasiliana che chiede di non essere giudicata («mi piace la musica, stare nuda e nessuno che giudica»). Noi il voto glielo diamo lo stesso, e non è granché.
Voto: 6-
FRANCESCO GABBANI - Viva la vita
Il carrarese, doppio vincitore di Sanremo (tra le Nuove Proposte nel 2016, tra i Big l’anno successivo), sceglie il classico, nell’abito come nella canzone, giusto con qualche paillettes a movimentare il vestito e l’atmosfera. Sorridente e (pro)positivo, sempre simpatico.
Voto: 6+
RKOMI - Il ritmo delle cose
A viso aperto e a petto nudo (su completo) bianco, per parlare di sentimenti secondo paradigmi attuali, ma adeguandosi al contesto. Più pop che rap, dunque. Comunque efficace.
Voto: 6,5
NOEMI - Se t’innamori muori
Veterana del Festival, Noemi si presenta con un brano firmato (tra gli altri) da Blanco e Mahmood. Decisamente sentimentale, con una bella melodia che lo eleva e l’interpretazione intensa della cantante romana che aggiunge emozione.
Voto: 7
IRAMA - Lentamente
Al quinto festival in carriera, indossando un cappottone (pseudo)militare, il toscano affronta con tratto appassionato un brano dalla ritmica soffusa, anch’esso opera di Blanco.
Abbondanza di effetti e riverberi nella voce, ma non c’è nulla di memorabile da registrare.
Voto: 6
COMA_COSE - Cuoricini
La coppia artistica e di vita, bresciana per metà, sciorina un brano pulsante, orecchiabile, pieno di ritmo e divertimento. Anticipando (San) Valentino nella mise, argomentano tuttavia con sicurezza che «un divano e due telefoni è la tomba dell’amore». Sorprendenti, anche per la (felice) conversione al mainstream.
Voto: 7,5
SIMONE CRISTICCHI - Quando sarai piccola
Uguale a se stesso, con quello stile antiretorico che gli appartiene, profondo come sempre nelle liriche. In questo caso racconta di figli che diventano genitori dei propri genitori, emozionando come nelle sue prove migliori.
Voto: 7,5
MARCELLA BELLA - Pelle diamante
Combattiva, anche se la voce calda non fa più la differenza. Brano tutto al femminile, con bella ritmica, ma non troppo originale.
Voto: 6+
ACHILLE LAURO - Incoscienti giovani
Elegantissimo, classico senza tempo, con un arrangiamento maestoso che si sublima attraverso il sax che entra in scena nella seconda parte. Un brano dal respiro potentemente internazionale. Sulla canzone aleggia un profumo particolare: odore di vittoria?
Voto: 8
GIORGIA - La cura per me
Lei sa come si fa, visto che nel 1995 vinse all’Ariston con “Come saprei”. Considerata la concorrenza ai vertici, non sarà però facile ripetersi. Più aggressiva del consueto nel look, Giorgia restituisce con classe la qualità del pezzo confezionato per lei da Blanco e Michelangelo. Che ha un arrangiamento sontuoso, piace e viene applaudito a profusione. Ma non ammalia.
Voto: 7
WILLIE PEYOTE - Grazie ma no grazie
![Willie Peyote - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it](https://api.gdb.atexcloud.io/image-service/view/acePublic/alias/contentid/1h6yapltroa4aazl6eq/0/willie-peyote.webp?f=16%3A9&w=800)
Un rap latino, ironico e divertente, da outsider consapevole e autorevole. Che sfrutta la vetrina sanremese per allargare il suo pubblico, senza farsene condizionare.
Voto: 7+
ROSE VILLAIN - Fuorilegge
Tra elettronica e melodia, contaminate con risultati soddisfacenti. La bella cantante milanese (al secolo Rosa Luini), in elegantissimo abito rosso e civettuola frangetta azzurra, canta con gestualità enfatica di “sogni rubati”. Energica, convincente.
Voto: 7-
OLLY - Balorda nostalgia
Un po’ emozionato in avvio, il cantautore ligure (rivedibile nel look da vitellone di riviera) si riprende con un’interpretazione intergenerazionale, ricca di pathos e di sentimento.
Voto: 6,5
ELODIE - Dimenticarsi alle 7
Splendente, con una canzone in perfetto clima da festival, seppur con molto ritmo, su un amore che finisce, riecheggiando in certi passaggi melodie dell’Adele bondiana.
L’argento vivo della sua personalità (che si riflette nell’abito) e della sua performance, seppur più sorvegliate che in altre occasioni, nel voto si meritano l’upgrade rispetto alla cifra del titolo.
Voto: 7+
SHABLO ft. GUÉ, JOSHUA e TORMENTO - La mia parola
Un collettivo d’occasione, per un rap fin troppo morbido, dalle venature soul.
Anestetizzati, eppure piacevolmente innocui.
Voto: 6
MASSIMO RANIERI - Tra le mani un cuore
Ha certo fatto di meglio in carriera, ma il rango non mente. Tra gli autori del (discreto) brano ci sono Nek e Tiziano Ferro, mentre l’interpretazione di un artista che a Sanremo si sente a casa propria è da professore, non ancora pronto per la pensione. Certezza.
Voto: 6,5
TONY EFFE - Damme ‘na mano
Attesissimo alla sua prima in gara a Sanremo, anche per le polemiche con l’(ex) amico (?) Fedez.
Sorprende con il total white e la cravatta, poi si cimenta con romanesca cadenza e ritmo da Rsa in un brano che tratta Roma come una donna, ipercitazionista nelle melodie e nel testo. Omologato, ma tutto sommato sufficiente.
Voto: 6
SERENA BRANCALE - Anema e core
Molto movimento e forse meno coregrafia del previsto per un brano dall’anima latina, ballabile e certamente gradevole, ma che non lascia il segno.
Voto: 6+
BRUNORI SAS - L’albero delle noci
È uno dei migliori cantautori italiani delle ultime generazioni, quello che più si avvicina ai grandi del secolo scorso. Per l’esordio sanremese sceglie un brano di buon impatto, solo parzialmente in stile Brunori Sas (con un pizzico di De Gregori che emerge prepotente tra le righe), reso con un’interpretazione leggermente meno intima e più enfatica di quelle a cui ci ha abituato.
Voto: 7
MODÀ - Non ti dimentico
Sentimenti al crepuscolo, cantati con tratto solido e riconoscibile, sorretti da consolidati meccanismi e cromatismi sonori. Con mestiere, ma…niente di nuovo sulla Riviera di Ponente.
Voto: 6+
CLARA - Febbre
Orchestrazione ariosa che fa da cornice a un cuore musicale sfacciatamente urban, dal ritmo battente. Clara ha una fisicità abbagliante, la voce è bella e pulita: piacerebbe vederla alle prese con un altro tipo di brano: questo è ben confezionato, ma talmente simile a tanti altri da suonare (quasi) anonimo.
Voto: 6,5
LUCIO CORSI - Volevo essere un duro
Taglio di capelli alla Gianni Togni, magrezza ascetica e look arlecchinesco che ricorda vagamente Alberto Camerini, il menestrello grossetano debutta a Sanremo affermando che voleva essere un duro. Ha il cuore tenero, invece, e se la deve vedere con un mondo crudele e competitivo. Magari non incanta, ma fa bene il suo, con una bella ballad.
Voto: 7-
FEDEZ - Battito
Gli occhi sono lucidi e lupeschi, la concentrazione massima, l’eleganza del tre bottoni chiuso è innegabile. La canzone, poi, ha un battito animale e l’interpretazione è di sorvegliata intensità, ma - nonostante la profezia (interessata?) di Fabrizio Corona - non ci pare assolutamente da titolo. Anche se le sorprese, a Sanremo, sono sempre in agguato.
Voto: 6,5
BRESH - La tana del granchio
La cosa migliore è il titolo, che rinvia al mare della sua Genova, ma trasmette alla canzone un’intrigante nota salmastra. E se l’acqua salata ha consumato parole d’amore dette mille volte, come insegna il suo conterraneo Gino Paoli, quelle di Bresh hanno un che di fresco, nonostante un arrangiamento che resta fin troppo nella media.
Voto: 6,5
SARAH TOSCANO - Amarcord
È la più giovane in gara, con i suoi diciotto anni. Viene da “Amici” e si dimostra pronta per il palcoscenico più prestigioso, che calca con disinvoltura nonostante l’emozione. L’abito è da Swinging London, ma il titolo felliniano è davvero troppo per una canzone che non si eleva rispetto alla categoria del “carino e innocuo”.
Voto: 6- (d'incoraggiamento)
JOAN THIELE - Eco
La songwriter bresciana incanta (forse meno di quanto meritasse) la platea sanremese con una ballad (post) rock che rimanda alle colonne sonore di Tarantino e parla con acume di «figli dell’indifferenza». Echi di futuri orizzonti celesti per un’artista che si fa finalmente conoscere dal grande pubblico, non rinunciando a uno stile singolare, molto personale e decisamente internazionale.
Voto: 7,5
ROCCO HUNT - Mille volte ancora
Rap mediterraneo per un artista che è cresciuto molto, anima buona «in un mondo cattivo». Rocco Hunt è cresciuto molto, lo dimostra questa canzone che va oltre il parlato (dialettale) e pesca parecchio, e con rispetto, nella tradizione napoletana e nella storia della città partenopea. Lanciato, ma con i piedi per terra.
Voto: 7- -
FRANCESCA MICHIELIN - Fango in paradiso
La Michielin infortunata incappa in una falsa partenza (che le costa mezzo voto, quantomeno), ma non si disunisce e - complice l’intervento rassicurante di Carlo Conti - riprende senza problemi. La scrittura è di qualità, anche se da questa artista poliedrica ci aspettiamo di più. E il tema (l’amore spezzato) non lascia molti margini per trovare strade inedite, mentre l’abito musicale non regala guizzi. Comunque solida.
Voto: 6+
THE KOLORS - Tu con chi fai l’amore
Il secondo tormentone di serata arriva in fondo, anche se non è ai livelli di quello sfoggiato dai Coma_Cose. Sul versante delle liriche c’è ancora (ça va sans dire) l’amore, messo di fronte a una curiosità indiscreta, mentre l’arrangiamento pop non disdegna echi da “Tomorrow” di Amanda Lear e pure dall’italo-disco. Un pezzo da radio e da serate danzanti estive (con tanto di richiami a Mykonos).
Voto: 6,5
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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