Sanremo 2024, un Festival diffuso in attesa della serata dei duetti
Per dirla con i Bnkr44: piove, governo punk. Piove nel senso letterale, visto che nella notte – più o meno mentre Amadeus e Teresa Mannino annunciavano la Top 5 della terza serata – su Sanremo è caduta qualche goccia. Deve aver portato bene al bresciano Mr. Rain, che scelse questo nome d’arte in quanto s’è da sempre sentito più ispirato nei giorni di pioggia. Non per niente, al termine della serata con 15 artisti su 30 in gara, e comandata dai giudizi delle radio e dal televoto, Mattia Balardi è entrato nei migliori cinque di tappa (quinto posto), primo artista della nostra terra a esserci riuscito in questa settantaquattresima edizione.
E attenzione: per venerdì e la prima parte di sabato a Sanremo danno tempo pessimo. E da queste parti - dove il clima è notoriamente mite - di solito sulle previsioni non ci si sbaglia. Anche perché ci si fida molto di più di quelle francesi (il confine dista pochi chilometri), piuttosto che di quelle liguri.
Non solo Ariston
Non è una gran notizia per il cosiddetto Festival diffuso. Ossia la rassegna che – sempre più in questi anni, fino al climax attuale – esce dall’Ariston e pervade tutto il paese rivierasco. Che, si ragionava oggi, ha iniziato ad assumere sempre più le sembianze di un gigantesco villaggio turistico. Ci sono due extra-palchi (in piazza Colombo e a bordo della Costa Smeralda, ormeggiata poco distante dalla spiaggia, che per tutta la sera manda messaggi alla terra ferma per mezzo di un gigantesco ledwall). Ma non è tutto: dopo il Lido Mengoni dello scorso anno, adesso impazzano la pizzeria Geolier e l’edicola Dargen D’Amico, per fare due esempi.
Magari approfondiremo in un’altra sede. Ma l’impressione è che il PentaFestival di Amadeus inizi a diventare come quel foglio bianco, che però non ha più un singolo spazio bianco, perché è completamente scritto. E non è solo questione di luoghi fisici. La sintassi stessa del prodotto televisivo assume contorni di un torrenziale flusso di coscienza.
Prendiamo ad esempio l’espediente di riportare sul palco gli artisti «a riposo», in qualità di presentatori di un collega. L’idea, in sé, è fantasiosa. Ma ha realmente portato qualcosa in più ai contenuti dello spettacolo? O ne ha ulteriormente appesantito la struttura, che già di per sé è piuttosto elefantiaca.
Le prossime serate
Si finisce sempre tardissimo. E adesso arrivano le due serate clou: questa sera i duetti e le cover, sabato la finalissima. A tarda notte, in una sorta di stato di trance, ipotizziamo un testa a testa decisivo tra Angelina Mango e Geolier. Che poi diventerebbero Angelina Geolier, magari in una serata con super-ospite Brad Pitt. Che invita Amadeus a trascorrere sette anni in Tibet, per trovare una soluzione futuribile che sappia mantenere intatto il medesimo livello di qualità, ma che al contempo sappia stare dentro i bordi. Lasciando, qua e là, pure qualche salutare spazio bianco.
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