Musica

Sanremo 2024, le pagelle della serata finale

a cura di Cecilia Bertolazzi
I commenti del nostro inviato Daniele Ardenghi
Angelina Mango
Angelina Mango
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Ci siamo: è la serata della finale di Sanremo 2024 e sul palco dell’Ariston, accanto ad Amadeus arriva il solido Fiorello. La kermesse canora che oggi schiera tutti e trenta gli artisti in gara, inizia alle 20.40 mentre l'orario di chiusura è previsto intorno alle 2 circa, ma già in conferenza stampa hanno annunciato possibili sforamenti di orario.

I bresciani Renga e Nek cantano per primi, quasi a ripagarli dell’entrata di ieri notte nella giornata delle cover. I loro medley ha infiammato il teatro quando erano quasi le due. La Sad del bresciano Theø Botticini entreranno in scena ventiquattresimi (e, ci si aspetta il coretto: «La Sieeeeed»). Subito dopo c’è Mr. Rain. Ci si aspetta un’altra puntata fiume che si apre però con la prima classifica generale del Festival.

Di seguito l’ordine di uscita:

1. Renga e Nek – Pazzo di te

Francesco Renga e Nek sul palco dell'Ariston
Francesco Renga e Nek sul palco dell'Ariston

Elegantissimi e sereni: cantano per primi dopo aver chiuso l’Ariston nella lunghissima serata dei duetti e delle cover di venerdì. Chance di entrare in cinquina vicine allo zero (sono ventiseiesimi). Hanno preso l’esperienza del settantaquattresimo Sanremo tra serietà e goliardia. Bella performance, forse la migliore del lotto. Buon modo per salutare il palco dell’Ariston.

2. Big Mama – La rabbia non ti basta

Entra nell’ultimo rettilineo del Festival dalla posizione 22. Tira un sospiro dopo l’ultima nota cantata. «Dedico tuto alle persone insicure – afferma – . Seguite i vostri sogni, e se volete ballare ballate». Il suo transito all’Ariston non è stato memorabile, ma non è affatto dispiaciuto.

3. Gazzelle – Tutto qui

In altri Festival questo brano sarebbe andato ancora meglio. Tutto qui è cresciuta di serata in serata. Gazzelle la sente addosso, e la propone in modo coerente. Si respira – non solo grazie al look del cantautore – aria di Gran Bretagna.

4. Dargen D’Amico – Onda alta

DArgen D'Amico
DArgen D'Amico

La sua canzone è stata capita meno di Dove si balla, che aveva fatto breccia nel Sanremo del 2022. Ed è un peccato, perché è di sicuro più cupa dal punto di vista sonoro e ha un testo meno leggero, ma funziona bene. Dopo una settimana di appelli per la fine delle guerre, chiude questa esibizione con un bacio a Mara Venier, seduta in prima fila.

5. Il Volo – Capolavoro

Ai piedi della Top 10 grazie alla potenza, alla bellezza e all’eleganza delle loro voci. Ma anche grazie a un dei ritornelli più epici del Festival. In sala stampa spuntano gli accendini.

6. Loredana Bertè – Pazza

Può essere definita una sorpresa del Festival? C’è chi l’ha voluta vincitrice dalla prima esibizione. Lei stessa ha affermato – in modo informale – di voler tirare dritto verso il titolo. Chiaro che il pezzo, l’unico davvero rock del Festival, è molto buono, e le sue esibizioni (stavolta indossa pure degli occhiali da sole con delle piume) sono sempre state a fuoco. Non semplice, ma possibile, schizzare in Top 5 dalla posizione numero 8 attuale.

7. Negramaro – Ricominciamo tutto

Pareva fossero destinati a spaccare in due il Festival. La diciannovesima posizione dalla quale partono nell’ultima serata è piuttosto penalizzante, e stupisce anche i colleghi salentini in sala stampa. Ci si aspettava di più, forse dalla canzone che dalla band di Sangiorgi, che comunque – sul palco – ha sempre svolto un buon lavoro. Alla Negramaro, s’intende: con quella voce che svirgola, con quel suono. L’unico passaggio a vuoto nella serata delle cover: Battisti non è parsa una scelta particolarmente azzeccata.

8. Mahmood – Tuta gold

Gold non è solo il colore della tuta evocata nel titolo della canzone. Ma pure di quello della medaglia che meriterebbe per il brano, le interpretazioni, la serata cover. I cinque cellulari che ci trova dentro, invece, sono forse un riferimento al Geolier-gate? Scherzi a parte: dalla posizione numero 6 con furore, lui che ha vinto due Festival su due. Mai dire mai.

9. Santi Francesi – L’amore in bocca

Questa è una delle canzoni più cresciute nel corso della settimana. Come se prendesse forma e calore di ascolto in ascolto. Il duo ha molto talento e viene voglia di osservare con attenzione le loro future evoluzioni.

10. Diodato – Se Ti muovi

Se Ti muovi Fai rumore. C’è un filo conduttore tra le due canzoni portate in questi anni da Diodato a Sanremo. La prima era detonante, e lo condusse a una meritata vittoria. Anche la seconda ha aperture melodiche di pregio. Sul suo talento c’è poco da discutere. Forse è troppo raffinato per fare a botte sul serio coi mastodonti del televoto. Ma la posizione numero 9 dalla quale parte è tutto fuorché deludente.

11. Fiorella Mannoia – Mariposa

Forse è una questione di tempi. Anni fa questo brano sarebbe potuto diventare un piccolo «classico». Mannoia è stata centrata in ogni uscita sul palco di questo Festival, interpretato nel modo giusto.

12. Alessandra Amoroso – Fino a qui

Era una canzone che sentiva tantissimo. Aveva iniziato la settimana con una conferenza stampa al vetriolo, levandosi dalle scarpe tanti sassolini. O, meglio, aveva mostrato tutte le cicatrici per l’odio ricevuto sui social. Chiude con le lacrime agli occhi una settimana che, all’atto finale, la vede cominciare dalla posizione numero 7. C’è qualche chance di rivederla per la finalissima che avrà luogo nella notte.

13. Alfa – Vai!

La canzone di Alfa è l’Omega dell’originalità (ricorda troppo da vicino gli One Republic), ma in realtà il giovane ha viaggiato benissimo in questo Festival. Potere anche del quinto posto nella serata dei duetti (quello con Vecchioni è piaciuto moltissimo). Per questo si ritrova alla posizione numero 10. Sul palco, comunque, si muove con disinvoltura e canta bene.

14. Irama – Tu no

L’intensità – e una canzone che cresce nei giorni - l’ha portato dritto in top 5. Punta ad avere una chance di podio. L’ultima performance, quella di questa finale, è la più bella di tutte quelle che ha proposto.

15. Ghali – Casa Mia

È il momento caldo della scaletta. Questa è la prima di quattro esibizioni di artisti in lizza per la vittoria. Ghali ha iniziato la finale da quarto in classifica. Francamente è il vincitore morale di quest’edizione. Il pezzo è il più bello (si sente tanto anche la mano di Michelangelo, autore dei successi del bresciano Blanco), e lui è un artista completo. Finalmente è chiaro anche il rimando che, per una settimana, è rimasto un enigma. C’è un riff sotto l’inciso. A cosa somiglia? A quello di Photographic dei Depeche Mode. «Ma quale casa tua, ma quale casa mia? I take pictures, photographic pictures. Bright light, dark room». Il mash-up suona già nella testa. A tutto volume. Ed è una bomba

16. Annalisa – Sinceramente

«Quando, quando, quando» risuona nelle orecchie da una settimana. La savonese è alle spalle del duo Geolier-Angelina Mango con merito. A Sanremo ha portato la summa della propria crescita, delle scelte artistiche sue e del suo team (con management bresciano Evento Musica) e la sicurezza che deriva dalla consapevolezza di essere una regina del pop contemporaneo italiano. A tutto questo si aggiunge il sex-appeal sul quale gioca «con aria svogliata».

17. Angelina Mango – La noia 

Look aggressivo e tanta grinta per giocarsela fino alla fine con il panzer del televoto Geolier. Ormai il palco dell’Ariston se lo mangia. Nessuna noia, la serata entra nel vivo. Apprezzamento per la ventiduenne figlia d’arte. Apprezzamento total!. Anche quando lì, nel risalire le scale, s’inciampa, e riesce a trasformare lo scivolone in una sorta di inchino. Applausi dall’Ariston e dalla sala stampa.

18. Geolier –  p’me, tu p’te

Tiene bene il palco, sa di avere una mano sul trofeo. La performance fila via liscia, il rapper stringe mani nelle prime file. La parte di teatro che fa il tifo per lui si fa sentire. Di fischi, stavolta, non se ne arrivano.

19. Emma – Apnea

Tu di Umberto Tozzi risuona nella strofa (dan, dabadan, dabadan, babadan, bam, bam, bam, bam…). La dodicesima posizione tiene Apnea verosimilmente lontana dalla top 5. Ma si tratta di un pezzo che, nel complesso, rientra tra quelli più funzionanti del Festival.

20. Il Tre – Fragili

Un exploit nella terza serata (quarto posto) contribuisce a tenerlo a metà classifica. Il televoto lo sa spingere, insomma. Forse non abbastanza da portarlo vicino alla cinquina. Di ascolto in ascolto, il ritornello del prezzo acquisisce spessore. Non memorabile, ma neppure disprezzabile.

21. Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita

Ormai la loro discesa dalle scale diventa un piccolo happpening. Come saranno conciati? Interessante la trapunta a forma di guanto che ricopre il torace di Angela Brembati… Per i commenti circa i look, però, non si deve leggere qui, bensì bisogna consultare le dotte rubriche della collega Sara Polotti. Ma non tutta la vita è malandrina. Nella testa è già colonna sonora agli autoscontri (ammesso esistano ancora) a Cesenatico attorno a Ferragosto, tra le zanzare, l’odore di salsedine, il profumo di crema solare e la fragranza di piadina.

22. The Kolors – Un ragazzo una ragazza

Risolvere un cubo di Rubik è più facile che capire perché The Kolors si presentino alla finale solamente alla quindicesima posizione. Da podio a mani basse. Musicalmente, anche più completa di Italodisco. L’augurio alla band e alla canzone è lunga vita nelle radio.

23. Maninni – Spettacolare

Un po’ triturato dalle classifiche, ma il ragazzo ha più di qualcosa da dire. Spettacolare, forse, ha un testo un po’ melenso. Ma il resto c’è. Voce compresa.

24. La Sad -Autodistruttivo

Plant s’è tatuato Amadeus sul dorso della mano. Theø e compagni hanno giubbini (punx) luccicanti dei colori dei loro capelli. In sala stampa esiste un’ala che vorrebbe fondare un fan club. Il pezzo – in generale - poteva essere più forte, mentre quest’ultima apparizione sul palco dell’Ariston è quella più a fuoco tra tutte quelle che hanno proposto. Alla fine dell’esibizione tirano fuori una bandiera: «È il simbolo della nostra lotta contro ogni forma di discriminazione, odio, violenza e abuso», afferma Plant. L’obiettivo è cambiare l’Italia. Intanto il loro slang (La Sieeeed, è punx, daghe…) è entrato ufficialmente nel vocabolario di Sanremo.

25. Mr. Rain – Due altalene

Un po’ di delusione – più nei fan che in Mattia, probabilmente – per la diciottesima posizione di Due altalene all’imbocco della finale. Per lui è «ora o mai più», anche se recuperare verso la Top 5 pare davvero difficile. L’effetto vocoder sul bridge è la cosa che dalla prima uscita sul palco ha convinto meno. Per il resto la canzone è anche meglio strutturata di Supereroi. Più raffinata. Evidentemente, la semplicemente semplice semplicità del brano dello scorso anno – specie nell’inciso - era più vincente... Buona performance, comunque. E alla fine regala il mazzo di fiori «a tutte le persone che sentono un vuoto dentro», appoggiandolo su una delle due altalene sul palco.

26. Fred De Palma – Il cielo non ci vuole

In un mondo giusto avrebbe ottenuto una posizione nella Top 5 nella serata cover e duetti (con gli Eiffel 65). Il cielo non ci vuole prende quota nel ritornello e alla fine è un brano che diventa godibile. Il torinese ha personalità. E nel free-style non lo si batte.

27. Sangiovanni – Finiscimi

Senza le ultime due lettere, il titolo della canzone suonerebbe come l’invito al Festival di «venire a segno». La posizione numero 30 per il ventunenne vicentino fa un po’ specie. Non dev’essere facile salire sul palco da ultimo, all’1.20, con un testo triste e un brano lento (ma non brutto). Quindi, plauso alla compostezza. «Al di là delle classifiche voglio bene a questa canzone – afferma alla fine -. Grazie alla mia vita l’esperienza di questo Festival mi ha insegnato cosa vuol dire vincere e perdere. La cosa importante è stare bene, o quantomeno provarci».

28. Clara – Diamanti grezzi

La canzone è elegante, e lo è anche Clara. In questo Festival s’è un po’ persa nel marasma (o nel Mare fuori…), ma c’era di peggio.

29. Bnkr44 – Governo punk

Elegantissimi dopo serate con look incerti. L’inciso di Governo punk aveva un certo potenziale, mentre nel resto del pezzo accade forse troppo poco, in un Festival che ha proposto momenti di scrittura molto più alti. A livello di performance sono genuini, ma pure un po’ acerbi. Il tempo per crescere non manca.

30. Rose Villain – Click boom!

Per Amadeus è l’ultimo annuncio del proprio quinquennio da direttore artistico e conduttore del Festival. Si toglie lo sfizio di evitare la caduta di Rose Villain, che s’era sbilanciata. In chiave classifica, il brano meritava qualcosa di più. Evidentemente lo stacco violentissimo tra le due parti (che in realtà è proprio il suo bello) è risultato “troppo”. Click Boom! Fine delle esibizioni, adesso è solo tempo di classifiche e di verdetti.

Come si vota

A quel punto Amadeus comunicherà i codici del televoto abbinati ad ogni cantante. Nella prima fase, sarà il pubblico a votare e, dopo le 30 esibizioni, sarà definita la classifica finale del televoto. Gli artisti che, con i loro brani, si saranno posizionati nelle prime 5 posizioni torneranno a riesibirsi e si procederà con una nuova votazione: in questa seconda fase voteranno tutte e tre le giurie: il pubblico con il televoto (34%), la sala stampa, tv e web (33%) e le radio (33%).

Gli ospiti

Da programma gli ospiti attesi sul palco dell'Ariston, sono l'etoile Roberto Bolle e Gigliola Cinquetti. Claudio Gioè presenterà la nuova stagione di Makari (serie televisiva italiana diretta da Michele Soavi e liberamente tratta dai romanzi e racconti di Gaetano Savatteri). All’Ariston anche Luca Argentero. Sul palco di piazza Colombo ci sarà Tananai, mentre sulla nave Costa Smeralda si esibirà in collegamento Tedua.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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