Renga e Nek a Edolo con la loro «Dolcevita»

Enrico Danesi
Il duo RengaNek porta in tour i successi comuni e di ciascuno: «Bello scambiarci le interpretazioni»
Francesco Renga e Filippo Neviani-Nek - Foto Beppe Gallo
Francesco Renga e Filippo Neviani-Nek - Foto Beppe Gallo
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RengaNek è quello strano quanto felice connubio artistico che da un paio d’anni unisce – tra live, album, partecipazioni sanremesi, comparsate e singoli – il «nostro» Francesco Renga e Filippo Neviani in arte Nek. Se l’ex Timoria (classe 1968) festeggia quarant’anni complessivi di carriera da cantante e autore con all’attivo 11 album da solista, il performer e polistrumentista di Sassuolo (nato nel 1972) risponde con trentadue anni in pista e 18 ellepì pubblicati. I due sono ora alle prese con il tour estivo, che venerdì 9 agosto approda a Edolo per il Vallecamonica Summer Music: l’appuntamento è alle 21, in piazzale Foro Boario; i biglietti costano da 40 a 65 euro (info su www.cipiesse-bs.it).

Avete lanciato il nuovo tour con il singolo «Dolcevita», a fine maggio. Perché un brano con questo titolo felliniano?

Renga - Ha questi momenti un po’ rockeggianti che rappresentano bene entrambi e ci sembrava giusto usarlo per accompagnare il tour che stava per iniziare. La dolcevita per noi è anche, soprattutto in questo momento, fare il tour insieme: è la cosa che più ci diverte, ci fa stare insieme e cantare le nostre canzoni. Sì, la dolcevita è proprio questo tour.

Nek - Lo abbiamo scelto perché ci sembrava, tra i tanti pezzi scritti e non inseriti nell’album, quello giusto, con il suo riff accattivante, per accompagnarci in questo inizio di estate. La nostra dolcevita è un tour fatto con tutti i crismi e con le nostre passioni, da condividere con gli altri: credo che sia un bel modo per prendere la vita dolcemente.

Che novità ci sono rispetto al tour precedente?

Nek - C’è una piccola parentesi in cui ognuno di noi si ritaglia un suo spazio: ci sono pezzi di Francesco, come «Vivendo adesso», che canto da solo e sembra che quel pezzo sia sempre stato mio. Si entra in contatto con la gente anche attraverso i pezzi degli altri, e poi è un concerto rodato al 100%, come un karaoke dove ci sono singoli in serie, per 2 ore abbondanti...

Renga - La gente che viene a vederci assapora le canzoni cantate e interpretate appunto dall’altro, ed è questa, secondo me, la formula che alla fine vince. Il pubblico è sorprendentemente preso da questo gioco di rimandi e di canzoni che si scambiano interpretazioni diverse.

Nek - ...E poi c’è un bel viaggio temporale, addirittura tocchiamo un pezzo dei Timoria per arrivare alla canzone di Sanremo («Pazzo di te», ndr). Abbiamo rovesciato la scaletta e daremo qualche cosa in più, soprattutto per chi ci ha applaudito qualche mese fa e torna a vederci; e anche per stimolare noi stessi. Ci sarà una piccola parentesi ancora più rock rispetto al pop-rock che è la cifra del concerto.

Renga e Nek a Sanremo 2024 - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Renga e Nek a Sanremo 2024 - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Cosa vi lascia in eredità questa lunga collaborazione?

Nek - Per me è stata una bella scuola, perché il modo che ha Francesco di affrontare le cose sicuramente non è il mio: io affronto molto più di petto le cose, mentre lui è lì che mi dice «ma va, cosa pensi a quella roba lì!». Alla fine, la cosa importante è una sola: non snaturarsi, essere felici sul palco ed essere contenti di fare quello che si fa. Il fatto di poterlo condividere con un’altra persona, di stare con Francesco, alleggerisce i carichi e questo è un buon modo da utilizzare quando torneremo alle vite soliste.

Renga - Invece io di Filippo apprezzo quello che a me manca, la cura del particolare. Stare insieme ci ha aiutato a crescere anche in questo senso, perché uno compensa l’altro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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