Con Passenger finale trascinante per Tener-a-mente 2024
Chitarra e voce, Passenger sigilla la 13esima edizione di «Tener-a-mente» con un live essenziale, intimo eppure trascinante e di notevole impatto, salutato con calore dall’ennesimo pubblico gardesano da sold out.
Il cantautore inglese – che da un decennio è in genere supportato dal vivo da una band di rango – celebra infatti l’album della svolta, «All the Little Lights» (2012) ritornando alle origini solitarie da cantante di strada, come faceva musica all’inizio, uno stile che tuttora lo rappresenta alla perfezione.
Non ha perso la mano né l’attitudine: riempie il palco da veterano, garantisce pienezza di suono con la sola sei corde, usa la voce – non eccelsa, ma duttile e screziata, abituata ad attraversare territori musicali di ogni tipo – quale strumento ulteriore. Unica concessione all’opulenza, ma ben integrata, un corredo di luci calde che bucano la penombra, disegnando un fondale ora aranciato, ora rosseggiante o azzurrato.
Del disco che lo lanciò, Mike Rosenberg in arte Passenger esegue sei tracce: la title-track, quindi «Life’s for the Living», «Things That Stop You Dreaming», «Holes» e «I Hate», che è davvero un curioso elenco delle cose che odia. E poi, naturalmente, maestosa e insieme lieve, la hit della casa per eccellenza, «Let Her Go»: accolta da un'ovazione che fa vibrare l'anfiteatro, rivendica il raggiunto status di classico anche a livello testuale, essendo una riflessione senza tempo sulle cose perdute e sul rimpianto: «Hai bisogno della luce solo quando si sta spegnendo, ti manca il sole soltanto quando inizia a nevicare, ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare».
Ma ci sono pure altre canzoni da rispolverare, come «Wild Love» o «Scare Away the Dark», inno che vuole indicare una direzione precisa per la felicità: «Canta ad alta voce e ama senza paura nel cuore... Se noi tutti brillassimo di gioia, riusciremmo a mettere in fuga il buio». Oppure, la (immancabile) cover «The Sound of Silence» di Simon & Garfunkel, quando scherza: «Questa è nuova!».
Conclusione degna, per il Festival musicale del Vittoriale.
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