Musica

Paolo Jannacci: al Borsoni con «il meglio delle canzoni di papà»

Giacomo Baroni
Il cantautore e musicista sarà a Brescia, al nuovo teatro di via Milano, per raccontare in musica il padre Enzo: l’intervista prima dello spettacolo, che è già sold out
Paolo Jannacci
Paolo Jannacci
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Che ironia, la vita. Ci sono genitori che vorrebbero il figlio medico e invece si trovano un musicista; più strano sentire di chi vorrebbe fare il dottore e viene convinto dalla famiglia ad assecondare le proprie inclinazioni artistiche. «Mio padre era molto contento quando ho scelto questa strada, anche perché è stata un’idea sua. A me sarebbe piaciuto fare il lavoro del vecchio, ma lui me lo sconsigliò», rivela Paolo Jannacci.

Pianista jazz, direttore d’orchestra, compositore e cantautore, è figlio dell’indimenticato Enzo, che oltre ad essere stato una figura centrale nel mondo dello spettacolo italiano fu anche medico chirurgo. «Una volta che ha notato il grande talento che avevo mi ha detto "ti prego non buttarlo, ti farà del bene e ti porterà lontano". Così è stato».

Martedì 24 settembre, alle 20.30, Paolo Jannacci sarà al Teatro Renato Borsoni per il secondo appuntamento della stagione inaugurale del nuovo spazio affidato al Centro Teatrale Bresciano, in via Milano 83.

Il pianista suonerà «In concerto con Enzo. Una serata tra musica jazz e canzoni d’autore», omaggio all’artista milanese con la sua band originale: Stefano Bagnoli alla batteria, Marco Ricci al basso e al contrabbasso, Daniele Moretto con tromba e flicorno.

«Dopo meno di un anno che non li suonavamo, da quando papà era scomparso, io e il gruppo abbiamo iniziato a sentire la mancanza di questi brani. Abbiamo ripreso la scaletta che avevo concordato con lui nel 2008, riattualizzandola secondo i nostri canoni. In questo spettacolo riusciamo veramente a offrire il meglio delle sue canzoni».

Vengo anch’io? No, tu no, il concerto ha già registrato il tutto esaurito. Per i dodici spettacoli della rassegna inaugurale curata dal regista Paolo Bignamini, che proseguirà fino al 23 novembre, c’è invece ancora tempo (per info www.centroteatralebresciano.it).

Paolo, che ricordo ha di Enzo? C’era differenza tra la figura pubblica e il papà?

Era un tipo serio ma anche molto divertente, davvero particolare dal punto di vista dell’umorismo. Riuscivamo a ridere di tutti i guai che ci capitavano, a scoprire un lato divertito e sempre stupito della vita, sia nel rapporto che avevamo insieme con le cose, sia dal punto di vista personale. Questa complicità è rimasta fino a quando lui è mancato.

Oltre ai classici di suo padre, nel concerto ci saranno brani composti da lei. Sentiremo «L’uomo nel lampo», dal Festival di Sanremo di quest’anno?

Il brano è frutto di un’intuizione mia, di Maurizio Bassi e Stefano Massini. Ad Amadeus è piaciuto molto e con il suo prestigioso invito abbiamo potuto raccontare il tema delle tragedie sul lavoro a tutta la nazione. Ne sono fiero e felice. Non eseguirò però questo pezzo perché andrebbe fuori tono. Di solito suono alcune strumentali per scaldare un po’ il pubblico, penso che lo show parta come un concerto e finisca in un salotto. Mi piace proporre «Voglio parlarti adesso», da Sanremo 2020; racconta uno dei momenti più alti dell’amore, il saper fare un passo indietro per lasciare andare qualcuno, proprio in virtù di questo grande sentimento.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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