Musica

Paolo Conte senza Paolo Conte: al Teatro Grande note come poesia

Enrico Danesi
Successo ieri sera per il progetto strumentale dei suoi musicisti
  • Paolo Conte Legacy al Teatro Grande
    Paolo Conte Legacy al Teatro Grande - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
  • Paolo Conte Legacy al Teatro Grande
    Paolo Conte Legacy al Teatro Grande - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
  • Paolo Conte Legacy al Teatro Grande
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  • Paolo Conte Legacy al Teatro Grande
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Conte senza Conte è un’esperienza insolita, che termina tra applausi scroscianti. Come da copione, mancava il cantautore astigiano ieri al Teatro Grande: c’era però la sua musica, suonata dai suoi musicisti riuniti nel Paolo Conte Legacy, progetto che prescinde dal Maestro ma non dalla sua benedizione (l’ha promosso in prima persona), in replica a Brescia dopo il debutto cremonese, per capire quale futuro potrà avere.

Roseo, a giudicare dalle reazioni del pubblico (800 gli spettatori presenti) sebbene lo show sia altra cosa da un live di Conte: è un concerto strumentale, che gioca con la classica senza dimenticare il pop (elaborato) da cui proviene; incurante dei confini di genere, semmai in cerca dell’emozione che scaturisce da melodie armonizzate con grande raffinatezza e dal virtuosismo esecutivo d’insieme.

I testi restano componente essenziale nell’opera di Conte; ma, considerata la sua unicità nel panorama nazionale, intriga ancor più il modo in cui i sodali di lungo corso lo omaggiano senza copiarlo, amplificando la poesia sonora per sopperire a quella delle parole.

Sono essenzialmente classici (con citazioni da Bach e Mahler, ma pure dalle dodecafonie di Berg) gli arrangiamenti realizzati da Massimo Pitzianti, che è l’anima del PCL ed è impegnato anche sul palco (a fisarmonica, bandoneón, clarinetto, sax baritono), dov’è affiancato da Antonio Valentino pianoforte, Piergiorgio Rosso violino, Francesca Gosio violoncello, Claudio Chiara sax e flauto traverso, Jino Touche contrabbasso e Daniele Di Gregorio a batteria, marimba, vibrafono, percussioni.

Ma c’è comunque una gran varietà di accenti e di timbri nelle pagine arcinote che si susseguono in veste rinnovata, da «Aguaplano» a «Via con me», da «Onda su onda» (la meno convincente) a «Sijmadijcandhapajee», con recuperi di bellezza languida e meno sfacciata quali «Madeleine», «Gioco d’azzardo», «Sudamerica». I vertici? Una vibrante «Come di», la sorprendente «Correntone della Gaggia» e «Bartali», senza dimenticare l’altalena ritmica che dona un sapore inedito ad «Azzurro» che - riproposta nei bis - diventa travolgente canto collettivo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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