Musica

In piazza Loggia una serata di Gloria per Umberto Tozzi

Enrico Danesi
La stella del cantautore brilla a Brescia: 3mila spettatori hanno sfidato il meteo per assistere a uno spettacolo animato da alcuni dei più grandi successi della musica italiana
Umberto Tozzi - Foto Cosimo Buccolieri
Umberto Tozzi - Foto Cosimo Buccolieri
AA

Finisce in «Gloria», come da previsione, perché la stella di Umberto Tozzi non accenna a tramontare. E l’ultima Notte Rosa bresciana del cantautore torinese, ieri in Piazza Loggia,

Si trasforma in una passerella trionfale, schivando l’acqua che minacciava di scendere copiosa. Una spada di Damocle pendente sul concerto (già rinviato domenica, per lo stesso motivo), che ha indotto l’organizzazione ad abbassare e compattare il palco, per garantire in ogni caso la sicurezza degli spettatori; ma il cielo si è trattenuto e tutto è andato bene, all’asciutto.

La serata

La voce di Umberto talvolta s’incrina, risente degli acciacchi e degli anni (che sono 72, non bisogna dimenticarlo), ma è tale la passione e l’applicazione con cui Tozzi – salito sul palco con completo total white – si è concesso alla platea, che questa non ha fatto una piega, e anzi l’ha supportato in tutte le canzoni, quasi un coro aggiunto rispetto a quello che faceva il suo mestiere sul palco.

Erano 3.000 gli spettatori che hanno sfidato la sorte meteo per l’ultimo concerto bresciano (salvo sorprese al momento non preventivabili) del cantautore, che ha deciso non di ritirarsi in assoluto, ma di chiudere con i live, che sono stati per decenni la linfa vitale del suo essere musicista; d’altronde, egli ha cominciato la carriera da ragazzino come chitarrista a supporto di altri performer (compreso il fratello maggiore Franco, che a metà degli anni ‘60 conobbe una discreta notorietà a livello nazionale), e ha fatto pure l’autore per altri, prima di vincere la timidezza e dare il via a un’avventura da oltre 80 milioni di dischi venduti in ogni angolo del pianeta.

Era nota da tempo la scaletta di questo lunghissimo e conclusivo giro di portata mondiale (che si chiuderà nel 2025), in cui l’artista vuole andare a trovare «tutti i fan che mi hanno sempre seguito con affetto». Anche se poi il rischio pioggia ha fatto perdere per strada almeno un paio di pezzi, pur rispettando l’impianto generale. Il concerto è iniziato proprio con «Notte Rosa», hit del 1981, che dà titolo all’intera tournée, e terminato novanta minuti più tardi con «Gloria», non la sua canzone del cuore (che resta «Ti amo», tuttora irresistibile per l’inconfondibile giro di chitarra, la melodia struggente e il testo bizzarramente surreale, e la cui esecuzione è stata illuminata dalla luce di centinaia di smartphone), ma quella che gli ha dato le soddisfazioni più durature, pure attraverso cover di livello altissimo, tra cui spicca la versione di Laura Branigan, inserita anche in alcune notevoli colonne sonore americane.

Il repertorio

In mezzo, una serie di canzoni in cui c’è quasi tutto il meglio della sua produzione (ad eccezione di «Equivocando», «Donna amante mia», «Perdendo Anna» e «Zingaro», sottovaluto brano del 1978), da «Gli altri siamo noi» a «Si può dare di più» (con cui vinse Sanremo nel 1987 in trio con Morandi e Ruggeri), da «Immensamente» a «Qualcosa qualcuno».

E, ancora, «Lei», «Eva», «Gente di mare» (singolo con cui fece faville, a sorpresa, in coppia con Raf»), «Io camminerò», «Il grido», «Dimmi di no», «Io muoio di te», «Stella stai» (con tutti in piedi a dimenarsi su un ritmo da hardcore-rock all’italiana), «Tu». Ma c’erano anche un paio di inediti, il regalo d’addio per il suo pubblico, annunciato in sede di presentazione del progetto: la commovente «Vento d’aprile» (dedicata a Elisa, una bambina morta di leucemia) e «Torna a sognare».

Anche la veste sonora era sontuosa, con orchestra e band di ventuno elementi complessivi, che restituivano l’atmosfera sinfonica con la quale Tozzi asserisce di aver immaginato sin dal principio molte delle sue creazioni. Anche se, a noi, alcuni dei suoi brani (non tutti) continuano a piacere più con l’abito chitarristico che hanno indossato per decenni.

Ad ogni modo, un congedo (se sarà veramente tale) appassionato per un artista che ha scritto pagine di estrema popolarità, che non hanno perso smalto col passare degli anni. Come appunto «Gloria», un inno urlato da tutti a squarciagola, chiamando l’ovazione che commuove l’Umberto e manda tutti a dormire.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.