Musica

«Hazel», debutto intimo e universale della giovane Strea

Enrico Danesi
Si tratta del singolo di debutto della 29enne di Vialla Carcina che canta con voce limpida in lingua inglese
Strea (strega) nome d’arte di Irene Ettori - © www.giornaledibrescia.it
Strea (strega) nome d’arte di Irene Ettori - © www.giornaledibrescia.it
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Si intitola «Hazel» il singolo di debutto di Strea, giovane cantautrice bresciana, da pochi giorni su tutte le piattaforme digitali. Una canzone intima, ma dal respiro universale, cantata con voce limpida in lingua inglese dalla 29enne di Villa Carcina, che proviene dall’hard-rock, ma è da sempre innamorata di Elisa (il suo modello, per attitudine e stile) e che strada facendo è rimasta affascinata dal folk-rock etereo di altre artiste di rango internazionale quali Tori Amos e Alanis Morissette, e dal raffinato prog contemporaneo dei Porcupine Tree.

Le registrazioni

«Hazel» (‘nocciola’ o ‘color nocciola’) è scritto dalla stessa Strea (pseudonimo dietro il quale si cela Irene Ettori) insieme a Nicola Sanzogni, che è pure chitarrista del progetto; corredato da un video firmato da Erika Serio (e girato nei pressi della Rocca di Manerba), è stato registrato presso il Sonic Temple Studio di Parma: alle registrazioni hanno preso parte anche Nicola Panteghini (chitarra), Francesco Savazza (piano, tastiere), Alessandro Pedretti (batteria) ed Emanuele Agosti (basso). Descrive un luogo che per la cantante rappresenta il posto dove rifugiarsi ogni volta che serve raccogliere le idee, curare le ferite dell’anima o semplicemente lasciarsi alle spalle la frenesia del quotidiano.

Spiega Strea medesima: «Parla del dolore della perdita, del senso di vuoto e incredulità che lascia, ma anche del potere lenitivo che il tempo ci offre e dello spazio che dobbiamo concederci per guarire. Inoltre, descrive la bellezza della creatività, della fantasia che ci permette di perderci tra mille stanze e angoli nascosti».

Storia del nome

Il nome d’arte è legato all’infanzia: «Era mia nonna a chiamarmi affettuosamente “strea” (ovvero ‘strega’ in dialetto, ndr) quando ero bambina, e mi è sempre piaciuto il modo in cui lo faceva. Poi, riferendosi alle streghe, possiede un certo alone di mistero, che mi intriga». Il singolo d’esordio prelude a un ellepì a cui la cantautrice (finalista ad Area Sanremo nel 2022) sta lavorando da tempo, con l’idea di pubblicarlo entro fine anno: «Sono tutti brani in inglese, la lingua che quando canto mi viene più naturale, eccetto uno. Pezzi malinconici ma anche consolatori, pieni di energia positiva».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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