Esce oggi il nuovo album della Sad, «un disco sociale e di sfogo»
Al festival di Sanremo si sono presentati con il brano Autodistruttivo, ora pubblicano il loro nuovo disco di inediti dal titolo - che non lascia dubbi - «Odio La Sad». «Il nesso c'è, eccome - racconta il trio formato da Theø, Plant e Fiks -. Perché da ragazzino o da persone fragile sei oggetto di odio e magari non vieni sostenuto o creduto da chi ti sta accanto: questo ti porta a essere triste, non capito e quindi ad autodistruggerti. Un ciclo che si autoalimenta nel male».
La Sad, con le loro creste colorate, i tatuaggi in vista, l'abbigliamento ben poco convenzionale, l'odio lo hanno vissuto sulla loro pelle. «In questi anni lo abbiamo subito sotto varie forme. Venivamo giudicati senza che ci conoscessero per il nostro look e non per la nostra essenza. E questo riguarda non solo noi, ma moltissima gente e qualsiasi forma di abuso e violenza. Il picco c'è stato poco prima di Sanremo, poi dopo il festival le cose hanno iniziato a cambiare».
Eppure, se La Sad è ormai riconoscibile ai più, i tre ragazzi non hanno rinunciato a mettere il disagio personale e collettivo nel loro ultimo lavoro discografico, che esce oggi sulle piattaforme (La Sad Ent. in licenza esclusiva M.A.S.T./Believe), con le collaborazioni di Pinguini Tattici Nucleari, Rose Villain, Articolo 31, Bnkr44, Naska e Donatella Rettore.
Il nuovo album
«Odio La Sad è un disco più sociale e di sfogo rispetto al precedente che era più focalizzato sull'amore. Abbiamo fatto nostro l'odio che abbiamo ricevuto e che vediamo nella società e lo abbiamo messo nelle canzoni. Perché è qualcosa che può toccare chiunque viva in questo mondo. È una rivalsa per chi si immedesima in noi e una denuncia dello schifo che vediamo in giro», raccontano spiegando che finora non si erano sentiti capiti e che l'obiettivo era «sdoganare il senso dello schifo che c'è in Italia verso il diverso. La diversità invece arricchisce anche l'altro». L'attitudine punk è il marchio di fabbrica anche in questo disco, ma hanno voluto anche spaziare: «alcuni brani molto sono più punk, altri tendenti al pop. Abbiamo variato tanto, per un disco adatto a vecchi e piccini». Un compromesso per allargare la platea? «No, per niente. Ma siamo contenti se riusciamo a far diventare mainstream un genere di nicchia come il punk, senza snaturarci e senza imposizioni dall'esterno. Vorremo fare quello che è successo con il rap che è diventato il genere più mainstream che c'è in tutto il mondo».
Effetto Sanremo
Qualcosa con il festival è cambiato: «ora la gente per strada ci sorride e ci chiede la foto. Anche quelli un po' più lontani dalla nostra estetica stanno cominciando a capire che l'essere strani non è il focus del nostro progetto. Anche i nostri parenti hanno capito finalmente che facciamo i cantanti», scherzano i tre che poi aggiungo: «Abbiamo lanciato un sasso che ha smosso delle acque. Cambiamo l'Italia e poi cambiamo il mondo». Perché La Sad non nasconde la voglia di uscire dai confini nazionali. «Vorremmo portare il nostro messaggio a livello internazionale. All'Eurovision avremmo spaccato, ma sarebbe stato più facile vincere lì che a Sanremo», ammettono ridendo, ma a tornare in Riviera in questo momento non ci pensano proprio. «Come superospiti ci torniamo anche domani, ma adesso magari no...». Lo stress è stato tanto, e se non fossero stati in tre, il dubbio che serpeggia tra loro è che forse non ce l'avrebbero fatta.
«Emotivamente è stata davvero impegnativa, non hai tempo manco per respirare. Quello che è successo a Sangiovanni lo capiamo. In quei giorni ti senti tirato fuori dal mondo e ti senti quasi privato dei tuoi diritti da essere umano. Ti senti un animale da circo e la musica finisce per essere solo il sottofondo. E ci siamo resi conti che andando avanti diventa tutto più freddo: prima era più passione che lavoro, ora hai sempre più squali attorno che vogliono far diventare la tua roba di plastica. Ma noi siamo i capi della resistenza!».
Resistono anche alla proposta di un protocollo d'intesa contro i testi violenti, avanzata dal sottosegretario alla cultura Gianmarco Mazzi: «una follia».
Dal 5 aprile il collettivo sarà impegnato con l'instore Tour, poi dal 19 giugno al via da Rona il SummerSad Tour, che farà tappa a Brescia il 12 luglio. «Sarà il momento in cui capiremo davvero cosa ci ha portato Sanremo. Il live è molto più studiato rispetto al passato, anche perché - ironizzano - c'è più budget. Vogliamo vedere i passeggini pogare».
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