Enrico Rava, il re del jazz ha illuminato il Teatro Grande
Jazz senza paura per illuminare una notte dedicata alla solidarietà. Ieri sera il trombettista Enrico Rava si è esibito al Teatro Grande per una serata di beneficenza organizzata dalla Fondazione Teatro Grande e dalla Fondazione Banco delI’Energia in collaborazione con A2A.
Arte, cultura e sociale
«Abbiamo una vocazione naturale verso il territorio che significa investimenti, infrastrutture e impianti ma anche comunità con i suoi aspetti culturali e sociali», ci ha spiegato Giovanni Comboni, vicepresidente di A2A, intervistato prima dell’inizio dello spettacolo.
«Nel concerto di Rava, che ha accettato di donare tutto il ricavato in beneficenza, abbiamo coniugato arte, cultura e sociale. Questo lavoro che va dal profit alla restituzione al proprio territorio è per noi un dovere». Il ricavato dello show verrà infatti devoluto a favore delle famiglie in situazioni di vulnerabilità economica e sociale, con particolare attenzione alla povertà energetica.
Jazz senza paura
Accanto alla stella del jazz c’erano i Fearless Five, quintetto «senza paura» completato da giovani scoperte che mettono al servizio di Rava sonorità freschissime e d’avanguardia.
Lo spettacolo prende il via da soundscape futuristici, si avventura in scenari fumosi e irrequieti, snocciola un blues frizzante portato avanti a passo disteso, si attarda in un tempo sospeso evanescente e quasi spirituale o offre gustosi sprazzi di solare vivacità, il tutto inframmezzato da ampi passaggi in cui si intrecciano melodia e foga sperimentale, ispirazioni dal linguaggio jazzistico tradizionale ed esplorazioni senza limiti.
Incontro generazionale
Il concerto è un felice incontro generazionale, estro e divertimento per una scaletta sparata tutta d'un fiato che tiene costantemente alta l’attenzione. Francesco Diodati colora i pezzi con un vocabolario chitarristico vasto e un’ampia tavolozza timbrica di effetti, Evita Polidoro costruisce alla batteria accompagnamenti fantasiosi e precisi, regalando sorprese sempre azzeccate; una delle più belle la sfodera però abbandonando le bacchette: sono i vocalizzi emozionanti che intesse al microfono, tanto da guadagnarsi persino un abbraccio del bandleader. Francesco Ponticelli è un contrabbasso dal suono limpido e dall’ottima presenza, Matteo Paggi al trombone sa come infiammare i brani con improvvisazioni entusiasmanti.
Rava lascia spesso galoppare soddisfatto i suoi, poi ci mette l’inconfondibile sigillo, perfettamente a suo agio con la nuova linfa vitale portata dai compagni d’avventura, nonostante le ottantacinque primavere. Perché quando la musica è buona, non esiste la paura.
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