Musica

È morto il cantautore Paolo Benvegnù: aveva 59 anni

Enrico Danesi
La notizia è arrivata nel pomeriggio del 31 dicembre: l’artista aveva esordito con la band Scisma sul lago di Garda e recentemente aveva vinto la Targa Tenco
Addio a Paolo Benvegnù
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Si è spento a 59 anni nella sua casa a Cecìna di Toscolano, Paolo Benvegnù, musicista e cantautore milanese con lunghi trascorsi bresciani, che sul Garda nel 1993 aveva fondato gli Scisma, gruppo seminale dell’indie-rock tricolore, di cui fu chitarrista, cantante e leader.

La Targa Tenco

Soltanto lo scorso ottobre, Benvegnù aveva vinto la Targa Tenco per il Miglior Album in assoluto del 2024, «È inutile parlare d’amore», coronamento di una carriera solista che aveva avviato in principio di secolo, una volta esaurita l’esperienza con la band, e che aveva costruito canzone dopo canzone, disco dopo disco. Anche se non era mai uscito completamente dalla dimensione collettiva che gli era perfettamente congeniale, al punto che non parlava di Paolo Benvegnù al singolare, quanto piuttosto dei Benvegnù al plurale, con ciò intendendo quella sorta di famiglia rappresentata dai suoi compagni d’avventura (Luca Baldini, Daniele e Gabriele Berioli, Saverio Zacchei, Tazio Aprile), amici e sodali con i quali condivideva il palco, il lavoro di preparazione e quello di studio: «Sono cantante di un gruppo e anche uno scrittore di gruppo, i Benvegnù, i riconoscimenti li considero in solido». Ad ogni modo, Paolo è stato un fenomeno a sé della musica italiana, con i suoi percorsi sottotraccia illuminati da canzoni di singolare poesia. Quando scrisse «Se questo sono io», brano-capolavoro inserito nell’album «H3+»(2017), Gino Castaldo – forse il più autorevole giornalista musicale italiano – commentò ammirato: «È canzone che, in un mondo perfetto, vincerebbe Sanremo».

L’intervista a Sanremo

E proprio a Sanremo, in occasione del Tenco, lo abbiamo intervistato per l’ultima volta. Come sempre ci aveva colpito per la profondità delle cose che diceva e per come le esprimeva, unita alla capacità di ironizzare su tutto e a una modestia che mai suonava falsa, perché racchiudeva l’entusiasmo per la vita e per le soddisfazioni (grandi e piccole che fossero) che essa gli regalava.

Commentò così il riconoscimento (finalmente) ottenuto: «Mi sembra tutto un po’ troppo, un’enormità. È vero che nella storia dei Benvegnù, e prima ancora degli Scisma, ci sono coerenza e impegno… Ma questa è proprio una carezza inaspettata. E, abituato come sono agli schiaffi, quando arriva una carezza comincio a guardarmi attorno e chiedermi: “Che succede? Cosa devo pagare?…”». 

Quando poi gli chiedemmo un bilancio di vita e di carriera, ci rispose ricorrendo a suggestioni che, rilette ora, suonano dolorose nel loro struggente incanto: «Sono lungi dall’essere risolto come essere umano: mi sento – ci disse – come un bambino delle elementari che studia i rudimenti del sapere, e non ne capisce molto. Il vero bilancio è che continuo a sentirmi sulla strada, e penso che sarà così fino all’ultimo respiro. Nel senso bello, della irrefrenabilità della ricerca e anche perché spero di proseguire ancora un po’ “nel transito terrestre”, come direbbe Battiato. Ma ho imparato a sorridere e a guardare il cielo, due cose che quando vivevo in un posto meraviglioso come il lago di Garda non ero in grado di fare, perché non avevo gli strumenti di educazione sentimentale necessari. Questo mi sembra un bel raggiungimento: piano piano sto diventando un essere umano».

Il lago di Garda

Il riferimento al Garda come posto del cuore, vissuto in maniera incompleta perché non nel momento giusto e più tardi sostituito con un altro lago, il Trasimeno (luogo della serenità famigliare), trova spiegazione nella stessa biografia di Paolo, che parlava così dell’approdo in riva al Benaco: «Sono portato per natura verso il lago, anche se sono nato a Milano. Mamma Rosa è però nata sul Garda e io, nel 1990, dai luoghi del sottoproletariato meneghino ho guardato a orizzonti più ampi, con uno sguardo che volevo fosse libero: destinazione Toscolano, frazione Cecìna. Anche quando la vita mi ha portato altrove (come a Firenze, prima dell’Umbria, ndr), sono tornato sempre volentieri, e con gioia, sul Garda».

Ironia della sorte vuole che proprio l’altra sera (il giorno prima della sua scomparsa) sia andata in onda una puntata di «Via dei Matti n. 0», la trasmissione Rai condotta da Stefano Bollani e Valentina Cenni, nella quale Paolo Benvegnù è stato ospite e apprezzato protagonista.

Carriera e vita di Paolo Benvegnù

Nel 1993 Paolo Benvegnù (nato a Milano il 14 febbraio 1965) dà vita sul Garda agli Scisma, sotto la cui egida vedono la luce tre album («Bombardano Cortina» nel 1995, «Rosemary Plexiglas» nel 1997, che vinse il Premio Ciampi, e «Armstrong» nel 1999) a cui seguono numerosissimi concerti nel Belpaese e in Europa.

A partire dal 2000, conclusa l’esperienza degli Scisma, Benvegnù si dedica a diverse attività artistiche: è attore e musicista in teatro («Pinocchio» con la Compagnia Mannini-Dall’Orto di Firenze; «Presepe Vivente Cantante» con Stefano Bollani e David Riondino), produttore per artisti italiani ed europei (tra cui Perturbazione, Terje Nordgarden, Brychan) e autore e compositore per interpreti del calibro di Mina, Irene Grandi, Marina Rei. Parallelamente, prosegue l’attività live insieme a musicisti come Marco Parente, Tuxedomoon, Otto’P’Notri. Nel 2004 esordisce con il suo progetto solista, pubblicando l’album «Piccoli Fragilissimi Film», anticipato dal singolo «Suggestionabili», e proposto per la prima volta dal vivo nel Bresciano, a Cellatica. A questo album di debutto segue un lungo tour di oltre 150 date, mentre negli anni successivi Benvegnù pubblicherà otto lp e diversi ep, che gli sono valsi la candidatura come finalista alla Targa Tenco per ben cinque volte.

Nel 2008 lancia l’ep dal titolo «500» e nel 2009 insieme a Marco Parente partecipa al progetto «Proiettili Buoni», dal quale nasce il disco omonimo e un tour. Nel 2011, Benvegnù pubblica l’album «Hermann» seguito da «Earth Hotel» e «H3+» (rispettivamente nel 2014 e nel 2017), mentre continua a esibirsi dal vivo tra l’Italia e l’Europa, partecipando anche ad eventi organizzati dagli Istituti italiani di Cultura di Parigi e Montréal con il progetto musical-letterario «I Racconti delle Nebbie».

Nel 2020 esce l’album «Dell’odio dell’innocenza», seguito nel 2021 da «Delle inutili premonizioni vol. 1», raccolta in chiave acustica di alcuni tra i brani più significativi del suo repertorio, mentre nel giugno 2022 arriva «Delle inutili premonizioni vol. 2», che rivisita sempre in versione acustica alcune delle tracce più emblematiche della new wave anni ’80, che hanno segnato l’indole artistica del cantautore.

In tempi più recenti, ad aprile 2023, pubblica l’ep «Solo fiori», che contiene cinque tracce inedite. Il 19 gennaio 2024 esce infine «È inutile parlare d’amore», anticipato dal singolo «Canzoni brutte» e contenente due speciali collaborazioni con Brunori Sas (nel brano «L’oceano») e Neri Marcorè (in «27/12»).

Appena prima di ricevere la Targa Tenco per il miglior album (mentre il singolo «L’oceano» si è piazzato secondo nella classifica per la miglior canzone), Paolo ha pubblicato una versione «Reloaded», aggiornata, di «Piccoli Fragilissimi Film», il suo disco d’esordio solista: per celebrarne i vent’anni aveva voluto coinvolgere numerosi colleghi, tra cui Paolo Fresu, Ermal Meta, Tosca, la Ayane, Giovanni Truppi, Piero Pelù, La Rappresentante di Lista, Motta, Appino, Dente. Quindi era partito per la parte autunnale di un tour che la sua improvvisa morte interrompe definitivamente.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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