Due grandi voci per l’amore adolescente di Romeo e Giulietta
Nell’opera «I Capuleti e i Montecchi» di Bellini, molto applaudita ieri sera al Grande per l’inaugurazione della stagione lirica, Giulietta e Romeo sono due ragazze adolescenti. La scelta apparentemente non convenzionale del regista Andrea De Rosa trova un appiglio storico nella stessa scrittura vocale del compositore che affida questi ruoli a un soprano e a un mezzosoprano.
Assegnare un ruolo maschile a una voce acuta era un retaggio del Settecento, quando i castrati impersonavano gli eroi dell’opera seria. Ma all’epoca di Bellini, la moda degli evirati cantori era ormai tramontata ed ecco affacciarsi voci femminili che potevano presentarsi “en travesti”, dunque in abiti virili, come nel caso di Romeo: principio che, tuttavia, ieri sera è stato volutamente disatteso, almeno in parte, per trasporre la vicenda ai giorni nostri ed evocare così un grande amore contrastato dai pregiudizi.
Le polemiche
Nel 1830 la scelta di una voce acuta per Romeo era anche giustificabile considerando la giovanissima età del personaggio. Forse ci può sorprendere che all’epoca non si siano levate voci contrarie. Quando Berlioz ascoltò l’opera di Bellini, si scandalizzò sì, ma non per la parte di Romeo affidata a una donna, bensì per la siderale lontananza del libretto da Shakespeare. Né mancò chi, come Claudio Abbado nel 1966 alla Scala, decise di trasporre per voce di tenore la parte di Romeo in nome di una maggior verosimiglianza teatrale: peccato che così facendo andò perduto l’effetto travolgente delle due voci femminili all’unisono nel finale del primo atto. Perché è proprio dal canto belliniano, più che dalla stessa messa in scena, che nasce l’essenza teatrale dell’opera in questione.
Interessante, all’inizio dell’opera, l’idea di collocare i due giovani innamorati in uno spazio a parte, al centro della scena: una moderna e disordinata camera da letto, separata dal restante spazio dominato dalle insensibili presenze maschili dei Capuleti. Giulietta indossava una veste candida, mentre Romeo una tuta sportiva, invero piuttosto mascolina, proprio per non abbandonare del tutto l’archetipo androgino. Più avanti sarebbero anche comparse sciarpe da stadio, come se Capuleti e Montecchi fossero ultras di squadre rivali.
Le voci
Il soprano Benedetta Torre, per la prima volta sulle scene del Grande, è stata una Giulietta particolarmente espressiva nei recitativi, nel canto spianato e di coloratura. Calorosa l’accoglienza del pubblico per il mezzosoprano Annalisa Stroppa, finalmente impegnata nel teatro di casa dopo anni di brillante carriera internazionale: con la sua esperienza ha confermato una grande duttilità vocale e una carismatica presenza scenica.
Bene anche le voci maschili. Dirigeva il maestro Sebastiano Rolli, molto competente - anche dal punto di vista storico-filologico - in questo repertorio, assai elegante nel dipanare con sensibilità teatrale una partitura insidiosa. Alla fine convinti applausi per tutti. L’opera di Bellini torna in scena domani pomeriggio alle 15.30.
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