Musica

Cristicchi e Amara hanno riportato in piazza Loggia Franco Battiato

Enrico Danesi
Centro città gremito per il concerto in occasione dei cinquant’anni del CTB, il Centro Teatrale Bresciano
  • SPETTACOLI BRESCIA PIAZZA LOGGIA CRISTICCHI E AMARA TORNEREMO ANCORA CONCERTO MISTICO PER BATTIATO  NELLA FOTO MOMENTI DEL CONCERTO 10/9/2024 newreporter©favretto
    Il concerto di Cristicchi e Amara in piazza Loggia - SPETTACOLI BRESCIA PIAZZA LOGGIA CRISTICCHI E AMARA TORNEREMO ANCORA CONCERTO MISTICO PER BATTIATO NELLA FOTO MOMENTI DEL CONCERTO 10/9/2024 newreporter©favretto - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
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  • Il concerto di Cristicchi e Amara in piazza Loggia - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
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Pathos, raffinatezza, empatia, misura. Nel cuore pulsante della città, con Piazza Loggia gremita per celebrare i cinquant’anni del CTB - Centro Teatrale Bresciano (ricordàti nel saluto iniziale della presidente Camilla Baresani e della sindaca Laura Castelletti, che festeggiava il suo compleanno), è andata in scena una sorta di rappresentazione sacra, quasi un rito liturgico in cui gli officianti sapevano di essere il tramite per la grandezza di qualcun altro, nel caso specifico Franco Battiato. E infatti Simone Cristicchi e Amara (sua compagna di palco e di vita) quasi si annullavano come personalità musicali autonome, offrendo comunque il loro meglio sul versante interpretativo in «Torneremo ancora. Concerto Mistico per Battiato», il primo conservando il suo stile salmodiante, la seconda esaltando la sua vocalità profonda e graffiante.

Già la disposizione sul palco esplicitava d’altronde il «sentiment» dello spettacolo: il centro  occupato da un altarino che rinviava a una presenza spirituale (appunto quella del maestro siciliano), Cristicchi e Amara leggermente laterali (uno a sinistra, l’altra a destra); e dietro di loro, disposto a semicerchio, il resto dell’ottimo ensemble, a cominciare dal pianista e direttore musicale (oltre che splendido arrangiatore dei brani) Valter Sivilotti, per continuare con i solisti dell’Accademia Naonis di Pordenone (Lucia Clonfero al violino, Igor Dario alla viola, Alan Dario al violoncello, U.T. Gandhi alle percussioni e il soprano Franca Drioli). 

La voce di Battiato

In aderenza a questa impostazione, anche le prime parole provenivano dalla voce di Battiato medesimo, con l’estratto di una sua riflessione dedicata ai mistici, figure capaci di far progredire l’umanità a prescindere dalla loro collocazione spaziale e temporale. Succederà anche in altri passaggi dello show, ancora con la voce registrata dell’originale, ovvero con la mediazione di Simone e Amara, che leggono anche frammenti da pensieri dei mistici prediliettii dal cantautore e compositore, come Rumi, Gurdjeff, Ramana Maharshi, il monaco zen Willigis Jäger o il teologo Guidalberto Bormolini. In questo primo momento, fungeva tuttavia da preludio a un canto sacro dedicato a Ganesh, che «racconta la caduta dell’uomo e la sua possibile rinascita», interpretata all’unisono dal cantastorie romano e dalla cantautrice pratese. Seguiva, con un’armonizzazione coraggiosa, ma omogenea con il clima generale, «L’era del cinghiale bianco», che fu il primo successo commerciale del catanese, e resta brano multistrato, pregnante, potentissimo. E tale è pure «Le sacre sinfonie del tempo», di qualche anno più giovane.

Rivolgendosi al pubblico, Cristicchi spiega: «È con un senso di infinita gratitudine verso un personaggio straordinario, che da tre anni portiamo avanti questo progetto. Perché Franco Battiato ci ha fatti capire come la musica può toccare le corde più profonde con un messaggio taumaturgico e universale che travalica lo spazio e il tempo. E che la mistica porta alla conoscenza dell’anima e come tale può essere la chiave per la conoscenza di Dio». 

I brani

A riempire una sera fresca, dall’atmosfera raccolta, in cui circola un aria balsamica, sono pagine come «Fisiognomica», «E ti vengo a cercare» (entrambe restituite con fedeltà da Amara), quindi un brano lirico da «Gilgamesh» (opera che Battiato dedicò all’antichissimo poema mesopotamico e al suo protagonista «immortale»), «Il re del mondo». E, ancora, una preghiera riportata alla forma canzone come «L’ombra della luce», su cui è stato innestato un canto in aramaico (la lingua di Gesù) ancora in uso nelle chiese cristiane orientali, salutato con una standing ovation. Quindi, «L’animale», «Stage Door» (dal criptico «Inneres Auge»), il rock di «Io chi sono?».  

Cristicchi ricorda che quando Battiato volle incontrarlo, all’indomani della sua vittoria a Sanremo con «Regalami una rosa» (correva il 2007), tra le altre cose gli chiese quale riteneva che fosse il suo pubblico; e che di fronte al suo silenzio imbarazzato, argomentò: «I tuoi spettatori sono individualità libere che vibrano alle tue stesse frequenze». Cristicchi collega l’aneddoto all’oggi, per asserire: «Questo è ciò che ho sempre trovato a Brescia, una città che mi è molto cara». Quindi attacca con «Lode all’inviolato» (perla dell’album “Cafè de la Paix», del 1993), seguita dall’ impareggiabile «La cura».

Il legame con Brescia

C’è un intermezzo con canzoni di Cristicchi e Amara, «che - dice il cantautore romano - vi proponiamo con assoluta umiltà, confidando nel permesso del maestro». Eccole, a partire da «Brescia ‘74», scritta quest’anno per la colonna sonora del film «Non perché c’eravamo», in cui l’autore guarda alla ferita di Piazza della Loggia: è stata concepita «come la lettera di un nipote che scrive a un nonno che non ha conosciuto, perché vittima della strage». Poi tocca ad Amara, con la notevole «Che sia benedetta», che ha scritto per Fiorella Mannoia. Quindi ancora Cristicchi con «Abbi cura di me», portata al Festival di Sanremo nel 2019, e poi la canzone «che abbiamo scritto quando le nostre strade (la sua e quella di Amara, ndr) si sono incontrate, proprio qui a Brescia: «Le poche cose che contano». 

Il gran finale si dipana tra il canto collettivo di «Voglio vederti danzare», «Centro di gravità permanente» e ulteriori richiami spirituali. Ma è quasi intimo il sigillo, affidato a «Torneremo ancora», title-track dell’ultimo album pubblicato da Battiato prima della scomparsa, un canto pieno di speranza, conclusione ideale per un concerto che è stato un omaggio davvero gradito alla città.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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