Chiarè trionfa al contest «Musica da bere 2024»
«Per la vena eclettica e la capacità di combinare un'attitudine emotiva ed evolutiva» è Chiarè ad aggiudicarsi il primo premio di «Musica da bere 2024», consegnato dalle mani di Paolo Dusi, presidente dell'associazione «Il Graffio», da sempre in cabina di regia.
Questo l'ultimo atto di scena sabato al LattePiù di Brescia, prima che cali il sipario - alle 2 di notte, in una serata no-stop di 4 ore, intervallata solo dall'irriverenza del presentatore Auroro Borealo per riempire le pause tecniche curate da Paolo Blodio Fappani - sulla 15° edizione del celebre contest musicale indipendente per artisti e band emergenti.
Un concorso ormai rinomato in tutta Italia, come testimoniano le oltre 700 candidature pervenute nei mesi scorsi e, non di meno, rivelatosi in passato anche rampa di lancio per vari performer ormai affermati nel panorama nazionale, tra cui Angelina Mango (vincitrice nel 2022), La Rappresentante di Lista (2016) ed Ettore Giuradei (2010).
Artista emergente
Badando allora al presente (con un occhio su quella che gli organizzatori identificano come la «musica del futuro»), mentre Selton ed Elasi ricevono la prestigiosa targa di «Artista emergente MdB», il collettivo della contrabbassista salernitana (al secolo Chiara Ianniciello) supera la concorrenza di Alaska, Giargo e Baia Zaiana, Kyoto, Stato Brado e Vinnie Marakas, che si sono comunque guadagnati la possibilità di esibirsi dal vivo sul palco di via Di Vittorio. Una bravura, quella di divincolarsi vis-à-vis col pubblico, particolarmente messa in mostra da Kyoto (ossia Roberta Russo), la quale - «per il suo progetto sperimentale e la ricercatezza sonora» - ha quindi ottenuto il «Premio live» della giuria di esperti del settore.
Premio speciale di RockIt
I presenti in sala, invece, hanno espresso la propria preferenza per i bolognesi Stato Brado («senza alcun articolo davanti al nome», specificano), omaggiati anche del premio speciale di RockIt. Escono al contrario con le mani vuote gli altri concorrenti, capaci però di lasciare il segno per le cifre stilistiche proposte. Nel dettaglio, Giargo e Baia Zaiana con il loro «tropicalismo mediterraneo funky jazz» si divertono ad incastrate il rap… con la cultura delle «cime di rap» (ovvero in foggiano, loro amato dialetto, le cime di rapa) in un cocktail di spensieratezza.
Per Kyoto è l’elettronica a far da padrone: tra synth, pad e potenti distorsioni, travolge irruenta ogni particella nell'aria e risucchia tutti in un vortice psichedelico, con un ritmo che avvolge e non permette via d'uscita, quasi avesse lanciato un incantesimo da cui è impossibile liberarsi. Alaska, a differenza del nickname cucitosi addosso, in qualità di racconta-storie trasforma poi la semplicità di una tastiera e una chitarra in un calda carezza.
In modo completamente antitetico, Stato Brado sono dei funamboli alla consolle e, infarcendo i testi di vocaboli inerenti il mondo agricolo, distruggono il suono base per creare melodie forti, che arrivano al petto e stordiscono. Che dire inoltre di Vinnie Marakas? Si autodefinisce come «un eretico dei generi musicali tradizionali» che, in una sorta di brain-storming dipinto su un pentagramma, gioca con le parole accostandole senza un senso logico… ma senza risultare sgrammaticato. Ecco allora un potpourri di musica emergente, da ascoltare – o forse è al caso di dire “bere” – tutta d’un sorso.
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