Carmina Burana al Borsoni, «sarà una festa con il pubblico»
«I Carmina Burana sono unici nel loro genere, un pezzo capace di creare relazioni speciali tra gli interpreti e con gli ascoltatori: l’ideale per inaugurare un nuovo teatro». È entusiasta Silvio Baracco, nel presentare la nuova produzione del capolavoro di Carl Orff che il Conservatorio di Brescia ha realizzato per la stagione inaugurale del nuovo Teatro Borsoni in via Milano, in scena il 27 e il 28 settembre (i biglietti sono già esauriti).
Questa sera alle 20.30, intanto, il Teatro Borsoni ospiterà «In concerto con Enzo. Una serata tra musica jazz e canzoni d’autore», con Paolo Jannacci, Stefano Bagnoli, Marco Ricci e Daniele Moretto. I biglietti, anche in questo caso, sono già esauriti.
Per i Carmina Burana, il 27 e il 28 sul palco saliranno il Coro Misto, il Coro Marenzio e il Coro di voci bianche del Conservatorio di Brescia, con tre solisti: il soprano Marta Mari, il baritono Michael Zeni e la voce bianca di Francesco Ferrari. Sosterranno le voci il timpanista Emanuele Moreschi, i percussionisti William Deguidi, Gemma Falavigna, Stefano Lussignoli, Ettore Marcomini e Francesco Pedersini e i pianisti Ilaria Cavalleri ed Elisea Perini. Abbiamo intervistato il direttore.
Silvio Baracco, non è la prima volta che propone l’opera...
Ho diretto per la prima volta i Carmina Burana nel 1991 e da allora li ripropongo ogni cinque o sei anni, perché coniugano esiti espressivi di grande effetto con una notevole efficacia didattica. Orff, del resto, prima ancora che compositore, era insegnante, e lo si capisce dalla sua scrittura, con frasi semplici e ripetitive, che risultano particolarmente accessibili e immediate allo studio. Semplici, però, non vuol dire facili: a tutti gli interpreti è richiesto molto impegno.
Ogni volta è sempre un successo?
In tutte le occasioni di questi anni, i Carmina Burana sono diventati una grande festa musicale, a tal punto che spesso, e anche in questa occasione, quando torniamo a proporli alcuni ex-allievi decidono di partecipare.
Per i due spettacoli in programma al Teatro Borsoni, è previsto l’intervento di due solisti.
Sono felice che sia con noi Marta Mari, un soprano che per il tipo di voce non si assocerebbe immediatamente ai Carmina, ma che porta tutte le sue qualità di interprete e, come ex-allieva del Conservatorio di Brescia, può rappresentare un modello per tanti ragazzi. E poi voglio evidenziare che, per la prima volta, ho scelto di affidare la parte del tenore ad una voce bianca, che canterà all’ottava superiore… Una prova notevole per un ragazzo di grande talento.
Ha già visitato il nuovo teatro?
Sì, e l’impressione è positiva. Mi è piaciuta la scelta del legno e più ancora la peculiare conformazione della sala, con una platea molto verticale che “avvicina” anche le ultime file al palco, permettendo un maggiore coinvolgimento del pubblico.
La collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano, che ha permesso la nascita di questa produzione, è destinata a proseguire?
Sì, per il prossimo anno stavamo pensando al Requiem di Mozart, ma poi abbiamo scelto un obiettivo ancora più ambizioso, il Requiem di Verdi. Ci diamo già appuntamento per la stagione 2025.
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