Musica

Antonio Pappano al Grande, un concerto d’atmosfera hollywoodiana

Marco Bizzarini
Ospite del teatro di Brescia, con la Chamber Orchestra of Europe ha eseguito «jazzandoli» Milhaud, Ravel, Gershwin e Bernstein: la recensione
Pappano, tra Classica e Jazz
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«Stasera vi proponiamo un programma particolare in questo bellissimo teatro e cercheremo di “jazzarlo”». Così ha annunciato, in apertura di concerto, il celebre direttore d’orchestra Sir Antonio Pappano, domenica scorsa di ritorno al Teatro Grande, alla testa della Chamber Orchestra of Europe. Una delle ultime volte in cui si esibì fu nel 2016 con Janine Jansen.

Quattro maestri del Novecento

In effetti, con le musiche di quattro maestri del Novecento storico – Milhaud, Ravel, Gershwin e Bernstein – si è dimostrato come la prima stagione del jazz abbia profondamente influenzato diverse partiture sinfoniche di autori europei – nel caso specifico francesi – e naturalmente americani.

È un repertorio di forte impatto sul pubblico, ma anche davvero molto impegnativo per gli interpreti.

La scaletta

All’inizio sono state proposte le musiche di Darius Milhaud per il balletto «La création du monde» (1923) ispirato alla mitologia africana. L’organico include tanti fiati e percussioni, ma archi ridotti ai minimi termini: soltanto due violini, un violoncello e un contrabbasso, senza viole. Questi quattro strumenti, assieme a sax alto e pianoforte, sono stati collocati in prima linea sul palco. Pappano ha subito impresso un risalto drammatico al primo numero della partitura, con i suoi imponenti crescendo e diminuendo, dove a un certo punto si sviluppa una stranissima fuga su un soggetto fortemente sincopato, quasi a simboleggiare il connubio tra musica colta europea e mondo sonoro afro-americano.

Poi, con il pianista francese Bertrand Chamayou, si è passati al notissimo e sempre affascinante Concerto in sol di Ravel, in cui le suggestioni jazz si uniscono – altro strano incontro – al folclore musicale basco. Ancora una volta si è ammirata l’altissima poesia del movimento centrale (Adagio assai), valorizzata dall’elegante fraseggio del solista, molto apprezzato.

Più che nell’impervio pezzo di Ravel, la Chamber Orchestra of Europe, con il pieno organico composto da circa sessanta musicisti, ha brillato nelle due composizioni a stelle e strisce del programma: le Variazioni su «I got rhythm» di Gershwin e le musiche di Bernstein per il balletto «Fancy Free», con lo stesso Chamayou impegnato dapprima come solista e poi come pianista concertante (Pappano, nella sua presentazione, lo aveva simpaticamente ringraziato per aver accettato di partecipare a questa «cosa un po’ pazza»).

Lunghi applausi

Dopo un tripudio di colori, ritmi e atmosfere hollywoodiane, il tutto magnificamente realizzato, orchestra e direttore sono stati a lungo applauditi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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