Cultura

Mr. Rain supereroe nella notte di Campo Marte

La carica di molti bambini tra i 4mila presenti nella prima «in casa» del cantante rivelazione di Sanremo
  • Mr. Rain in concerto a Campo Marte
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    Mr. Rain in concerto a Campo Marte
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Mr.Rain profeta in patria, con uno show molto applaudito, di fronte a un pubblico tanto accaldato quanto caloroso. Gioca in casa, non facendo lo strapieno - sono 4.000 gli spettatori all’Arena di Campo Marte, tra cui molti bimbi - ma entusiasma con uno show molto generoso. Non era scontato: gli artisti con una discografia in fase di costruzione si rifugiano in genere in live brevi, per rischiare meno; Mattia Balardi in arte Mr.Rain dimostra coraggio, mettendo in fila ben 22 brani, senza trascurare nemmeno le pagine più risalenti.

Il tour si intitola «Supereroi», come il brano della svolta, quello che ha conquistato il terzo posto a Sanremo insieme al cuore di molti ascoltatori: Mattia lo tiene per il gran finale, perché prima tira a lucido pezzi meno noti, che tuttavia rivelano una freschezza corroborante.

«Sei un poeta»

L’abbrivio è soft nel sound e meno nel testo, visto che si parla di «La fine del mondo», hit condivisa con Sangiovanni. Nei brani meno recenti («Grazie a me stesso» e «Carillon», da «Memories») risulta più marcata la cifra rap, ma comunque con un’attitudine per la melodia che si palesa nei ritornelli, come succede anche con «I grandi non piangono mai», quando Mr.Rain, che ringrazia dopo ogni pezzo, azzarda un «Siete la città più bella del mondo!». I pezzi degli ultimi due anni - tra cui «Nemico di me stesso», la (splendida) ballad «Sincero», «Non c’è più musica», «Meteoriti», «Crisalidi» - sono invece più strutturati e molto (ben) suonati. Spiega l’artista nato a Desenzano del Garda: «L’unico modo per alleggerire il carico emotivo che mi portavo dentro era quello di scrivere canzoni. L’ho fatto per comunicare con mia madre, con la mia ragazza...Trent’anni di cose che volevo dire a mio padre sono invece finite dentro ‘A forma di origami’». Il pezzo lo cantano con lui molti bambini, alle cui voci infantili Mr.Rain lascia spazio, premiandoli poi così, sulle ali della canzone stessa: «...Siete voi l’opera d’arte più bella di sempre». Quindi, dopo aver proposto «La storia di Sam», consiglia: «Se dovete sbagliare fatelo seguendo chi vi ama, chi vi vuole bene». Dietro di me una ragazzina urla «Mr.Rain: sei un poeta!»; magari esagera, ma la qualità delle liriche è più alta rispetto alla media del pop nazionale, e allora vada per il poeta, quantomeno del suo tempo.

Arrivano anche «Sindrome di Stoccolma», «Ipernova», «Aria» (dove la felice sintesi tra racconto personale e universale, che pare una costante del lavoro di Mr.Rain, raggiunge il massimo grado), le scatenate «Non fa per me» e «Rainbow Soda» (con il suo manager Francesco Facchinetti che lo raggiunge sul palco), la delicata «I fiori di Chernobyl».

Dopo una confessione sulla propria fragilità e un invito a non mollare, Mr. Rain attacca «Ricominciare da me» e finisce in gloria con «Supereroi», quando il canto è composto da quattromila voci all’unisono, comprese quelle dei bimbi che lo accompagnarono in studio.

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