Morricone Night: «I colori e il piacere dell’inatteso»
«La fatica maggiore mi è costata nel realizzare la scaletta. Morricone ha scritto talmente tanti capolavori che ogni esclusione mi procurava un dispiacere». Ricorda, riflette e sospira il musicista Paolo Favini, nel presentare la «Morricone Night» di domani, venerdì 28 agosto, in piazza Duomo a Salò (in caso di pioggia, al Cinema Teatro Cristal), alle 21, con l’Evolution Orchestra; i posti sono già esauriti, ma è prevista una proiezione in diretta su maxischermo nella vicina Piazza Vittoria e la diretta televisiva su Teletutto.
Favini ha curato gli arrangiamenti della serata salodiana: travolgente sezione ritmica (pianoforte, chitarra, basso, batteria), tre fiati bollenti, cinque superlative voci soliste, quattro abili coristi, raffinato poker d’archi (Quartetto Archimia); presentazione affidata a Fabio Santini. Paolo Favini è caduto nella musica come Obelix nel pentolone della pozione magica: compositore, turnista, docente, saxofonista, direttore, arrangiatore, e molto altro; ha collaborato con artisti del calibro di Liza Minelli, Amii Stewart, Roberto Vecchioni, Claudio Baglioni, Stadio, Nomadi; da 40 anni si esibisce dal vivo in trasmissioni televisive (da tre lustri suona nel programma di Maurizio Crozza).
«Le melodie di Morricone sono stupende, intoccabili: non ho osato alterarle - spiega Favini -. Ho scelto dieci canzoni e tre medley: "Gabriel’s oboe", "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", "C’era una volta in America", "Sacco e Vanzetti", "Nuovo Cinema Paradiso", "Giù la testa", e molto altro. Avendo a disposizione un organico particolare, mi sono divertito a stuzzicarlo e a scatenarlo, nel suo gioco di colori, fra l’ancoraggio sicuro della scrittura colta, l’effervescenza dai contorni hippy dell’improvvisazione; ho mescolato e shakerato il ritmo con rotture, spinte, contrasti, moine, ammiccamenti. La musica stessa è un’entità meticcia e mutante, che si muove senza cautele, in un accadere continuo. Ringrazio la bravissima cantante Paola Milzani, che sarà con me sul palco di Salò, per avermi coinvolto in quest’avventura».
Cosa ha copiato dal Morricone arrangiatore? In «Se telefonando» sono stato fedele e rispettoso; invece, ne «Il mondo» di Jimmy Fontana ho rubato il mood ritmico della versione "tourneée-Ornella-Vanoni-Usa-anni-’80" e arricchito la parte armonica. Certo, è impossibile restituire l’infallibilità dei timbri scelti ogni volta da Morricone: con cosa sostituisci lo scacciapensieri di «Indagine» o il fischio della «Trilogia western»? Però, il fascino della musica sta anche nel poter attingere all’infinita tavolozza dei colori, fino a scoprire correlazioni fra i segni del suono e quelli della luce. Occorre poi seguire i suggerimenti che ogni esecuzione ti fa capire. In un’intervista il maestro romano disse: «Mi interessano l’imprevisto, le possibilità, i risultati inaspettati». Anch’io, come lui, voglio essere aperto all’inatteso. È ormai chiaro: Morricone è una voce del presente.
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