Montalbano e la caccia al tesoro con lo psicopatico
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Che per il commissario Montalbano non si tratti della «solita» avventura lo si capisce subito, fin dal primo capitolo. La scena non si apre sul cielo, splendente o «nivuro», d'una mattinata a Marinella, ma su una coppia di fratelli, «Gregorio Palmisano e sò soro Caterina», che dopo una vita passata tra casa e chiesa, si chiudono in una muta crisi religiosa, fino a minacciare l'intero paese d'esemplare purificazione. Montalbano, per evitare il peggio, si trova così una bella sera a fare irruzione nella casa della stramba coppia, tra colpi di pistola e fucilate, sotto i riflettori delle dirette televisive. In casa Palmisano il commissario trova inquietanti stanze che paiono uscite da un film horror. E una bambola gonfiabile ridotta in condizioni pietose...
Con questa premessa, il lettore appassionato del commissario di Vigàta non può aver dubbi: Salvo e la sua squadra sono alle prese con una storia che oscilla tra il gotico e il maniacale. Il poliziotto più celebre d'Italia di fronte a questa prospettiva è a dir poco «scantato». Ma non riesce, non può sottrarsi alla sfida che un misterioso personaggio gli lancia attraverso una lettera anonima e una breve serie di zoppicanti rime. La caccia al tesoro nasce così, quasi per gioco, e il commissario l'asseconda perché da settimane non sta accadendo nulla tra Vigàta e Montelusa. Ma si trasforma in angosciosa corsa contro il tempo, quando scompare una ragazza di rara bellezza e di altrettanto rara irreprensibile «costumanza». Chi ha rapito Ninetta Bonmarito, e perché?
La storia assume i contorni della sfida tra lo psicopatico e il poliziotto. E il finale è un crescendo da «cinema 'mericano», come direbbe Camilleri nel suo inconfondibile idioma. Montalbano sarà salvato - non riveliamo nulla, il lettore tutto s'aspetterebbe meno che la morte del protagonista - dalla fedeltà della sua squadra e dall'amicizia di Ingrid, dopo essersi messo nei guai, come ormai fa sempre, da qualche tempo a questa parte.
Quest'ultima avventura del commissario inventato da Camilleri offre qualche conferma e qualche novità. La prima conferma viene dall'avanzare dell'anagrafe: Montalbano ha 57 anni e li dimostra tutti, nel fisico e nello spirito. Un'altra conferma viene dall'insofferenza che il nostro protagonista ha nei confronti dell'imbarbarimento dei costumi, a cominciare dall'uso infelice che si fa della lingua italiana. Non a caso, proprio le parole e l'analisi linguistica hanno un ruolo determinante nella caccia all'assassino. Nuova e un poco disorientante è invece l'ambientazione «horror», da serial killer. Ma Camilleri dopo aver portato Montalbano a misurarsi con mafia, spacciatori di droga, trafficanti di organi e di esseri umani, truffatori e delinquenti di varia natura, non poteva resistere alla tentazione di misurarsi con un altro genere letterario. Che tra l'altro, offre all'autore l'occasione di dirci come e quanto la donna sia oggetto di brutale violenza. E a dimostrazione dell'invidiabile versatilità narrativa di Camilleri, il risultato è di bella qualità.
Claudio Baroni
LA CACCIA AL TESORO
Andrea Camilleri
Sellerio - 271 pagine, 14,00 euro
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