Molière rivive al Sociale: l’ipocondria tra cabaret e metateatro
Ci sono ben tre livelli di teatro e metateatro nel «Malato immaginario» che ha debuttato martedì 14 gennaio al teatro Sociale di Brescia in prima nazionale. Andrea Chiodi, il regista, insieme a Angela Dematté (che ha curato adattamento e traduzione) ha deciso di portare in scena il testo di Molière, ma anche Molière stesso, intrecciando finemente le vicende del commediografo con quelle del personaggio Argante, il padre di tutti gli ipocondriaci moderni, facendo emergere per qualche secondo anche gli stessi attori.
Il debutto
Questo «Malato» di Chiodi è moderno pur non stravolgendo un testo seicentesco; è frizzante; è vivace; è profondo; è rivoluzionario; è un po’ di tutto, com’era originariamente il testo e com’era nelle intenzioni di Molière, che voleva scoperchiare il suo malessere e il suo sentimento di nevrosi nei confronti della società.
Al debutto ha strappato numerosi e calorosi applausi: il teatro era pieno e molti hanno indugiato aspettando gli artisti nel foyer alla fine della pièce. Una pièce tradizionale eppure contemporanea di cui tutti – anche chi di Molière era a digiuno, come probabilmente i molti studenti e studentesse in sala – hanno potuto godere e in cui tutti possono rispecchiarsi, usandola come metafora per le vicende sociali e quotidiane.
Andrea Chiodi l’aveva spiegato nelle sue note di regia: qui oltre all’ipocondriaco Argante emerge anche il Molière che si sentiva ormai messo da parte e ridicolizzato dalla società. L’epilogo in scena lo mostra bene: più che Argante, sul pavimento il pubblico ha visto Molière, che nella realtà morì proprio dopo la messa in scena del suo «Malato», collassando in scena per le complicazioni della tubercolosi.
Il cast
A rendere vivo l’intreccio delle vicende para-sanitarie, familiari e amorose dei personaggi in scena ci pensa un cast che merita menzioni singole, perché tutti e otto gli attori e attrici contribuiscono alla riuscita di questa produzione. Accanto al protagonista Tindaro Granata – un Argante sdrucciolevole nella voce in contrasto al resto del cast dalla vocalità perfetta, e quindi un perfetto ipocondriaco – c’è prima di tutto un’impeccabile Lucia Lavia nei panni della serva Tonina, pilastro dell’opera. E poi Angelo Di Genio, Emanuele Arrigazzi, Alessia Spinelli, Nicola Ciaffoni, Emilia Tiburzi e Ottavia Sanfilippo, che si muovono su una scenografia senza tempo eppure contemporanea (come piace a Chiodi) e che si esibiscono anche nei balletti tanto cari a Re Sole (d’altra parte Molière era drammaturgo di corte), qui riletti grottescamente come cabaret berlinese.
Le repliche
Prodotto dal Ctb con Lac Lugano Arte e Cultura e con Viola Produzioni Roma, «Il malato immaginario» di Andrea Chiodi è andato in scena martedì e replicherà fino a domenica 19 gennaio (pochissimi biglietti disponibili, info sul sito del Ctb).
Giovedì pomeriggio alle 17, a ingresso libero fino a esaurimento posti, è previsto un incontro con Andrea Chiodi, Tindaro Granata e Lucia Lavia in dialogo con Maurizio Porro, «Paura di morire, paira di vivere», su finzione e malattia in questo capolavoro di Molière: si terrà nel foyer del Teatro Sociale in via Felice Cavallotti.
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