Moda 2018: l'uomo sarà sporty e molto casual
Gli uomini si dividono in due categorie: quelli più classici e formali e quelli che nel rigore di un abito ci rimangono solo se costretti, preferendo lo sportswear e la praticità. Almeno questo è quello che sembra emergere dalla settimana dedicata alla moda maschile, che come di consueto parte da Firenze con Pitti e prosegue direttamente da Milano in un continuum che ormai raccoglie il meglio del settore, in termini di proposte, ma anche di buyer. Così se da una parte ci sono stilisti e marchi che proseguono dritti per la loro strada, tenendo fede al loro Dna ce ne sono altri che preferiscono rompere le regole, se di regole si può parlare quando si ha a che fare con la moda.
Alla Fortezza da Basso, cornice ormai consolidata per l’appuntamento fiorentino, si è visto di tutto come sempre, ma se di tendenze si deve parlare allora su tutte prevale una sempre maggiore attenzione verso l’abbigliamento sportivo, non quello per praticare attività fisica, ma quello che dal technical apparel prende spunto per dare agli uomini capi più tecnici, pratici e confortevoli per la vita quotidiana. Su tutto prevale una predisposizione al casual che per molti si combina bene anche nei look più formali.
Diverso il discorso a Milano dove la settimana della moda ha messo in luce una dicotomia più netta.
Giorgio Armani va dritto per la sua strada. Lui non deve seguire nessuna tendenza, nessun nuovo canone. Semmai sono gli altri che seguono lui. Ed ecco che il suo uomo è esattamente così: autentico, fortemente espressivo, carismatico. E per non essere frainteso intitola la sua collezione primavera-estate 2018 «Made in Armani», come a dire The Best of The Best: se già il made in Italy è sinonimo di eleganza e alta qualità, un Armani è ancora di più.
Sembra quasi una sfilata che può andar bene sempre, in ogni tempo, ma a un occhio ben attento non possono sfuggire i tocchi di genio, come i pantaloni con le pinces e stretti alla caviglia da un cinturino, i trench, le sahariane e i tessuti impalpabili, alla faccia del surriscaldamento globale. In chiusura il total white, quasi come a voler indicare una pagina bianca, quella in cui scrivere un nuovo capitolo del suo stile.
Si assiste all’esatto opposto da Prada, che porta in scena una bozza, volendo citare il titolo a corredo della sfilata. Il suo uomo è figlio del mondo che ci circonda e in quanto tale vive in un costante stato di incertezza, anche stilistico, contrapponendo capi che sembrano agli antipodi, come la tuta di nylon e la camicia con il cardigan, il pantalone di lana e la camicia con stampe a fumetti, i bermuda con i calzettoni e i sandali. Uno stile che è un mix and match di culture e di estetiche, proprio come la realtà che ci circonda.
È un unico grande casual Friday la collezione proposta da Silvia Venturini Fendi, che propone un uomo alle prese con l'entusiasmo del weekend, inteso come quel preciso momento di fibrillazione in cui si va al lavoro consapevoli che la settimana volge al termine. Così ecco camicie senza maniche, pantaloncini corti, mocassini trasformati quasi in sandali, blouson ampi e abiti con illustrazioni, per chi ha già chiaro in mente che la vita è una sola e va goduta fino in fondo.
È un manifesto della modernità, dell’inclusione la sfilata di Dolce e Gabbana, che portano in passerella i milliennials, gli influencer di Instagram e YouTube, che non hanno paura di apparire e che più che affidarsi agli abiti per definire ciò che sono, trasmettono la loro personalità proprio attraverso la scelta dei capi che indossano. Perché ci vuole consapevolezza per portare con disinvoltura t-shirt con maxi cuori su fondo oro, abiti stampati con le carte da gioco, vestaglie kimono sotto i bomber. E i giovani d’oggi questo rischio vogliono correrlo.
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