«Mirandolina, rock e donna d’oggi»: la Locandiera arriva al Borsoni
La goldoniana Mirandolina si appropria delle canzoni del nostro tempo per raccontarci il suo mondo che sta cambiando e le dinamiche amorose di sempre, nello spettacolo atteso per il 4 e il 5 ottobre alle 20.30 nella Sala Castri del Teatro Renato Borsoni, il nuovo spazio inaugurato in città.
«La Locandiera. A long play», nuova produzione del Centro Teatrale Bresciano, rivisita il testo di Carlo Goldoni con un’originale drammaturgia e con l’apporto di un trio musicale d’eccellenza. Un aperitivo teatrale, con la partecipazione della compagnia e della professoressa Paola Ranzini dell’Institut Universitaire de France, introdurrà alle 19 di sabato 5 alla seconda recita in programma (informazioni sul sito www.centroteatralebresciano.it o telefonando al numero 030-2928617).
Inserito nella Stagione inaugurale della struttura di via Milano 83, lo spettacolo è annunciato come un «concerto teatrale»: ce ne parla l’ideatore e regista, Paolo Bignamini.
Come si è sviluppato il progetto di questa nuova produzione del Ctb?
Abbiamo pensato di proporre un incontro con il testo della Locandiera, che è uno dei più famosi e rappresentati, mettendolo in relazione con la musica del nostro tempo. In scena non c’è nessun attore, nessuna attrice: Mille è una cantautrice con una notevole carriera e i giovani del duo La Scapigliatura hanno già avuto importanti affermazioni. Il testo di Goldoni mette le vicende sentimentali dentro una cornice di critica sociale: attraverso amore e disamore parla di decadenza dell’aristocrazia e dell’affermarsi della borghesia. Per raccontare quel che ci sta intorno, il lavoro di drammaturgia di Giulia Asselta mette le parole di Goldoni in dialogo con i cantautori. Con la cosiddetta musica leggera. I dialoghi tra Mirandolina e il Cavaliere diventano lunghi monologhi e in mezzo si trovano le canzoni: ognuna rispecchia quel che dice il testo della commedia. Così ad esempio la misantropia del Cavaliere trova un riscontro in «Teorema» di Ferradini.
Come si presenta questa Mirandolina rivisitata?
Con la costumista e scenografa Anusc Castiglioni si è provato a mettere insieme il Settecento e la contemporaneità. Si inizia dalla fine, come se tutto fosse già accaduto: Mirandolina che ha deciso di accasarsi, ma che è attenta alla sua indipendenza, è in abito da sposa e poi se lo toglie ed è una ragazza d’oggi, con i tatuaggi. Abbiamo così dichiarato il passaggio dall’antico al nostro tempo, la compresenza di classico e contemporaneità. Mirandolina è assolutamente riconosciuta come icona del femminile: alla domanda su cosa vuol dire per noi oggi, questa realizzazione è la nostra risposta. Mille da non attrice arriva a far suo il personaggio, portando il suo registro comico nella prima parte e affrontando la seconda parte più dinamica: sarà una bella sorpresa, in uno spettacolo che sa parlare a tutti.
Da responsabile della Stagione inaugurale del Teatro Borsoni, come valuta questa prima fase?
C’è sempre stato il tutto esaurito, finora la città ha dimostrato una bella e calorosa accoglienza. La proposta contemporanea dedicata all’apertura verso generi diversi in questa zona di Brescia è una sfida grandiosa. S’inserisce benissimo in questa Stagione uno spettacolo che fa incontrare parole e musica, antico e contemporaneo.
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