Cultura

Milano meravigliosa di Bonvesin de la Riva

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È un periodo storico tormentato l'ultimo trentennio del XIII secolo a Milano. Con le aspre lotte per il potere tra i magnati - da una parte i Torriani (guelfi e filo-popolari), dall'altra i Visconti (ghibellini e filo-nobiliari), che finiranno per prevalere - stanno morendo le istituzioni comunali e sta nascendo la signoria. È questo il contesto in cui Bonvesin de la Riva, frate laico dell'ordine degli Umiliati e maestro di grammatica, scrive in latino il suo De magnalibus Mediolani, ora riproposto dalla Bompiani con il titolo Le meraviglie di Milano nella traduzione di Giuseppe Pontiggia con introduzione e note di Maria Corti (testo originale a fronte, 16 euro). Questa nuova edizione ha una prefazione di Vittorio Sgarbi.
Bonvesin de la Riva, nato a Milano, è l'autore lombardo più importante del Duecento. È noto soprattutto per essere stato uno dei più geniali anticipatori di Dante con il Libro delle tre scritture, poemetto didascalico-religioso in volgare milanese; è ricordato anche per il celebre «contrasto» Disputatio rosae cum viola, che in qualche lettore susciterà ricordi scolastici.
Composto nel 1288, il trattato Le meraviglie di Milano fornisce un quadro storico e sociologico che ci consente di rivivere la città medievale con le sue case, le torri, le chiese, le ripe e i canali. Bonvesin si sofferma sull'economia della città, sui cittadini e le loro professioni, con una convinzione ben precisa: Milano, per la sua posizione, la ricchezza, la storia, le virtù dei suoi abitanti, supera tutte le altre città. Un primato che l'autore sostiene in funzione dell'esaltazione della civiltà comunale, che ora alcuni prepotenti stanno distruggendo. Un primato che Sgarbi, nella sua prefazione, si incarica di attualizzare.
Alberto Ottaviano

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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