Battista al Teatro Clerici di Brescia con lo show «Only Maurizio»

Enrico Danesi
Lo spettacolo sarà mercoledì 5 marzo. Ad aprile uscirà il film «Tu Quoque», nel quale sarà protagonista
Maurizio Battista l'anno scorso a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Maurizio Battista l'anno scorso a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Da anni riempie i teatri con la sua comicità verace e ad aprile sbarcherà nelle sale con «Tu Quoque» di Gianni Quinto, di cui è protagonista. Maurizio Battista è uomo da cabaret, che non ama particolarmente la definizione di comico ed è in pista da nove lustri, anche se il grande pubblico lo conosce dai quando Pippo Baudo lo lanciò in «Partita doppia», trasmissione di Rai1 dei primi anni ‘90.

Romano di origini ciociare, classe 1957, Battista torna a Brescia con un nuovo spettacolo,«Only Maurizio», diretto da Fabio Censi, in scena al Teatro Clerici mercoledì 5, con inizio alle 21.15 (biglietti da 30 a 55 euro + commissioni, info su www.zedlive.com).

Maurizio Battista, il titolo pare quello di uno one-man-show, ma lei ama avere intorno a sé musicisti e cantanti. Solo o accompagnato, dunque?

Con me ci saranno Agostino Penna e Manuela Villa. Sa, ho una certa età, non mi mandano più da solo (ride, ndr)... Raccontiamo cose nuove e vecchie. Ci sono bella musica, divertimento e momenti di piccola commozione. Trattiamo anche temi più «alti», come il patriarcato, il maschilismo, i transgender, ma con leggerezza.

La sua fonte di ispirazione principale rimane sempre la strada?

Assolutamente. Sono stato a Istanbul, e io che sono un po’ neorealista ho fatto un’immersione nel neorealismo turco: non era la prima volta, ma anche lì ci vado per passeggiare, e guardare la gente. In strada, se osservi, trovi tanto: questo è il mio metodo... Qualcuno più intelligente di me diceva: «Se non sai di che parlare, parla del tuo villaggio».

Racconto questo, con genuinità. Non è che tutti devono essere intellettuali, scienziati o santoni... Ma che si sono messi in testa certi comici, di fare i fenomeni, a volte essendo anche maleducati!? Non voglio certo sminuire l’arte comica, ma insomma: Alberto Sordi era Alberto Sordi, Aldo Fabrizi era Aldo Fabrizi... gli altri hanno dei limiti...

Tra un mese sarà nelle sale con «Tu Quoque», diretto da Gianni Quinto. Che film è?

Parla di un uomo sconfitto, che nella peggiore giornata della sua vita immagina di farla finita e che invece, per una serie di circostanze, si ritrova nell’antica Roma, ai tempi di Cesare e Cicerone, proprio alle Idi di Marzo. È un film che riserva sorprese, tutto girato a Cinecittà, un lavoro fatto con il cuore e con la voglia di mettersi in gioco.

Non è certo un debuttante del grande schermo, ma questa è la sua prima volta da protagonista. Che effetto le fa?

Sono l’attore principale, ma non voglio sopraffare nessuno: ciò che importa è che il film funzioni. Sono reduce da due mesi di spettacoli al Teatro Olimpico di Roma, con 70mila spettatori e 80 ospiti, dai Dik Dik ai Camaleonti e tanti altri: l’unica cosa che volevo è che tutto funzionasse, e allora spazio a chi in un certo momento può dare il meglio, perché quello è fare spettacolo, sennò è un fallimento. E sul palco, diversamente da tv e cinema, non puoi bluffare.

A proposito di cinema: trova il tempo di fare lo spettatore?

Mi piace andarci e sono uno spettatore molto critico, convinto che i film che ti fregano siano quelli in cui il regista li fa solo per sé, dimenticandosi che ci sei anche tu, magari con tua moglie, in platea a vederli. Comunque, in mezzo a tanta robaccia, ho apprezzato «FolleMente» (di Paolo Genovese, ndr): è gradevole, un’operazione intelligente, con le battute giuste. Infatti funziona.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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