Massimo Alessi: una canzone contro l'abbandono degli animali
L'estate è (ahi loro e ahinoi) il periodo in cui più frequente è l'abbandono di animali. Ed è significativo che proprio in queste settimane sia stata pubblicata una canzone di Massimo Alessi, «Piccolo cucciolo», che intende censurare il fenomeno non attraverso toni declamatori bensì trattando l'argomento in forma poetica.
Il brano non è stato composto a tavolino, per sfruttare tema e periodo, bensì scelto in modo naturale quando si è trattato di decidere quale anticipazione offrire del nuovo album del cantautore bresciano, la cui uscita è prevista per i primi mesi del 2012. Il singolo è disponibile non su supporto «fisico», ma su formato digitale, per l'etichetta Penthar ( www.pentharmusic.com , www.massimoalessi.it , e-mail live@pentharmusic.com). È stato realizzato anche un video - girato, con la regia di Tiziana Zinelli, a Brescia, nel canile di Calcinatello e all'agriturismo Acqua e Sole di Ome - ch'è a disposizione su YouTube e che ha ricevuto commenti («L'avrò già visto un sacco di volte e mi commuovo sempre.... ogni volta prendo il mio cagnolino e lo abbraccio forte forte e penso di essere stato miracolato ad averlo con me»; «Bellissimo! Dovrebbe far capire a quei bastardi che i cani sono esseri viventi e che non devono essere abbandonati!», «Commovente»...) che dimostrano la condivisione e l'apprezzamento degli amanti degli animali. La canzone, del resto, è toccante, anche perché assume sguardo e pensieri del cane che, essendo stato abbandonato, cerca di ritornare alla sua famiglia non solo tramite il fiuto, ma anche con il ricordo di quando - da cucciolo - era amato.
Per scrittura, il brano potrebbe essere definito da cantautorato «alla Ferradini» (anche in ricordo del duetto per «Micky»); ma Alessi ha ormai trovato un'espressività che lo identifica in modo autonomo e riconoscibile. Notevole la resa musicale, grazie all'arrangiamento di Michele Bonivento e alla produzione artistica di Paolo Salvarani (mentre quella esecutiva è di Giovanni Ranzanici). Spiccano l'armonica di Marco Pandolfi e, nel finale, lo struggente violino di Michele Gazich. mat.
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