Cultura

Maria Chiossi, arpista bresciana: «Com'è suonare in Cile»

Dopo aver fatto parte della YouTube Symphony Orchestra, è diventata la solista della Orquesta Sinfónica Nacional de Chile
Maria Chiossi nei giorni scorsi con l’Orquesta Sinfónica Nacional de Chile
Maria Chiossi nei giorni scorsi con l’Orquesta Sinfónica Nacional de Chile
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È bresciana l’arpista solista dell’Orquesta Sinfónica Nacional de Chile. Si tratta di Maria Chiossi, musicista giramondo, di cui avevamo già parlato alcuni anni fa per la sua prestigiosa partecipazione al concerto finale della YouTube Symphony Orchestra. Abbiamo raggiunto telefonicamente Maria a Santiago, in un periodo dell’anno in cui i concerti si susseguono a ritmo serrato.

Come si sono creati i presupposti per suonare nella principale orchestra sinfonica cilena?
Ho trascorso una decina d’anni come arpista freelance. Avevo base a Londra, ma viaggiavo in continuazione, fermandomi per qualche tempo in Spagna o in Estremo Oriente. Sono stati anni intensi, che mi hanno permesso di fare esperienza e di conoscere moltissime persone. Ma ad un certo punto, dopo una vita così vorticosa, si sente la necessità di trovare un approdo. Dunque tenevo costantemente d’occhio il web, alla ricerca di concorsi per arpa nelle orchestre sinfoniche. Finché non mi sono imbattuta in un annuncio che proveniva dal Cile...

Com’è maturata l’idea di concorrere?
Non ho agito d’impulso, ma ho cercato di raccogliere informazioni. Sono stata fortunata, perché un’amica di un’amica è sposata con un cileno. Ho avuto buone garanzie: mi è stato detto che si trattava di una realtà seria. Così ho deciso di iscrivermi, ma in gran segreto.

In che senso?
Non l’ho detto a nessuno. Neppure ai miei genitori! Sapevo che quella poteva sembrare una follia. Ma in cuor mio sentivo che era la mia occasione. Conoscevo bene i passi orchestrali richiesti dal concorso. Così ho preso un «comodo» volo da Londra: solo tredici ore di viaggio...

E il concorso come si è svolto?
Con la massima serietà, proprio come mi era stato detto. Mi ha sorpreso, peraltro, ritrovare tra i concorrenti tanti europei: è proprio vero che oggi i musicisti ragionano su scala globale. Dopo sette ore di prove selettive, hanno comunicato i nomi dei finalisti. Mi sono ritrovata in finale con un’altra arpista italiana, a conferma che la nostra scuola è davvero apprezzata nel mondo.

Il pubblico cileno è interessato ai concerti sinfonici?
Molto, e si vedono anche tanti giovani. A Santiago, comunque, si percepisce una forte influenza europea. C’è una grande comunità italiana, assieme alla spagnola, alla tedesca e alla francese. Nelle scorse settimane ho partecipato da solista all’esecuzione del Concerto per flauto e arpa di Mozart: il teatro era gremito. Mi hanno anche dato la possibilità di scegliere un’arpa a Chicago e ho dato la preferenza ad uno strumento italiano.

Tra i vari Paesi in cui ha lavorato, dove non vivrebbe?
In Thailandia. Anche se mi adatto facilmente, laggiù mi sono sentita sradicata. In Cile è tutta un’altra cosa.

Avremo ancora occasione di ascoltarla in concerto a Brescia?
Ho un contratto da onorare in Sud America, ma qui le vacanze si fanno a febbraio, dunque potrei essere in Italia in quel periodo. Mi piacerebbe.

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