Magie fusion, Metheny incanta il Vittoriale
Il cielo conserva le ultime tracce di azzurro, l’Anfiteatro del Vittoriale regala al palco l’abbraccio di 1.400 spettatori. Pat Metheny si materializza in solitaria, si siede... e la magia ha inizio. Ancora un tutto esaurito ieri sera a Gardone Riviera per il Festival «Tener-a-Mente», che ospitava il chitarrista del Missouri. Metheny inizia l’esibizione da solo, proponendo la struggente In the dream/The sound of water.
Un suono nitido, evocativo, con Pat uno e trino nel suonare melodie, creare groove di basso e disegnare la ritmica. Un piccolo saggio di maestria condensato in pochi minuti, un tappeto rosso di note per accogliere il resto dello Unity Group. Ma l’estasi metheniana non è fatta di sola contemplazione, di passeggiate bucoliche tra suoni delicati o di maniera. Quando si hanno Antonio Sanchez (batteria) e Ben Williams(contrabbasso) nel motore, cosa c'è di più bello se non aumentare i giri? Pat imbraccia l’elettrica e, sostenuto dal sax di Chris Potter, si lancia in progressioni fragorose, funky. Una fusion che sa essere profonda ma aggressiva, con Metheny che mette a dura prova le corde con passaggi da guitar hero. Senza per questo passare per autoreferenziale.
A casa Metheny la tecnica è funzionale alla musica. Un inizio da urlo per sorprendere una platea che, dopo tanti anni, stenta a credere si possa suonare a questo livello. Ma sull’eclettismo che fa del chitarrista un musicista unico, prevale la pioggia, anzi il finimondo che si scatena dopo un’ora e mezza di grande musica. Contro i fulmini nemmeno lo Unity Group può, e le idee musicali si confondono nello scroscio torrenziale. ro.ramp.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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