L'organo Antegnati del Duomo Vecchio torna all'antico splendore: finito il restauro
Un capolavoro che racchiude tanti capolavori. L’organo Antegnati Serassi del Duomo Vecchio di Brescia non è solo uno strumento musicale: è un artefatto stratificato, un’architettura sfaccettata, un palinsesto di bellezza. E ora sarà nuovamente visibile e ascoltabile in tutta la sua ricchezza.
A dodici anni dall’ufficializzazione dei restauri, voluti principalmente dal professor Giuseppe Spataro, il lavoro di recupero - durante il quale era spuntato un biglietto scritto 500 anni fa - è stato ultimato. Era stato affidato a Paolo Mariani e alla ditta Mascioni di Azzio, così come a un team di progettazione coordinato da Roberto Pellegrini per quanto riguarda le opere complementari: ci stavano lavorando dalla scorsa primavera. Ora i restauri sono conclusi (c’è solo da accordare l’organo) e il 19 novembre 2023 è previsto il concerto tenuto dal maestro Marco Ruggeri che decreterà l’inaugurazione ufficiale. L’impalcatura che sta piano piano venendo rimossa svela non solo lo strumento a canne restaurato, ma anche l’affresco di Romanino prima coperto dalle basserie.
La scoperta dell'affresco
È proprio questo Romanino a rendere la fabbrica del restauro ancora più intrigante. Insieme al professor Spataro, coinvolto fin dall’inizio è stato il Fondo Ambiente Italiano nella delegazione di Brescia. Doveva essere un progetto esclusivo sulle canne, hanno fatto sapere, ma rimuovendole fu trovata l’importante pittura muraria, portando così a una modificazione dei lavori in corsa, che hanno permesso di recuperare un’opera che rappresenta alcuni musici e astanti.
Ciò che è stato fatto negli ultimi mesi - il risultato del cantiere è stato presentato il 5 ottobre da tutte le istituzioni coinvolte, dalla Diocesi di Brescia alla Parrocchia della Cattedrale, dal Fai al Comune di Brescia - riguarda quindi numerosi aspetti dell’organo: le canne, il palco, la cassa dello scultore bolognese Battista Piantavigna, gli affreschi ritrovati del Romanino e le ante con «Natività», «Sposalizio» e «Visitazione della Vergine», sempre del pittore bresciano.Le ante
Altra particolarità sta proprio nelle ante. Per favorire le visite guidate e per rendere la fruizione più semplice, queste sono state applicate su una nuova struttura telecomandata che permette di aprirle e chiuderle in sicurezza. «È raro che la sovrintendenza dia il permesso, ma l’ha fatto perché è tutto reversibile», spiega Spataro. A progettare la struttura è stato, tra gli altri, Mauro Belviolandi, che parla di «un intervento tecnologico che si inserisce bene nel periodo rinascimentale a cui risale l’organo, quando tecnologia e arte iniziavano a fondersi sempre di più. Possiamo quasi dire che è filologicamente corretto. Le pale rischiavano di non venir rette dalla struttura, e nemmeno dalle colonne. Abbiamo quindi sviluppato un endoscheletro che sorregge il tutto e che è agganciato agli alberi inseriti nelle cavità preesistenti delle colonne», dice.
I costi
Il costo totale degli interventi di restauro è stato di circa 600mila euro, a cui hanno contribuito la Parrocchia della Cattedrale, il Fai, la Conferenza Episcopale Italiana, il Comune di Brescia e alcuni sponsor privati tra cui Banca Intesa San Paolo - Beni Culturali (che ha sostenuto il recupero degli affreschi con circa 50mila euro). L’automazione delle ante, che è aggiuntiva, è costata 93mila euro.
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